🦠📛 Bordetella pertussis: quando la resistenza al Vaccino è una Legge di Sopravvivenza..

I primi ceppi pertactina-resistenti di Bordetella pertussis comparvero per la prima volta negli anni ’90 (1994). Tuttavia, negli anni a seguire, sono comparse nuove forme di resistenza ai vaccini pediatrici â€śprogettati” appositamente per â€ścombatterlo”

Gli antigeni vaccinali “rifiutati”dalla Bordetella pertussis..

I vaccini acellulari contro la pertosse tipicamente contengono diversi antigeni, tra cui:

  • Pertactina (PRN)
  • Tossina della pertosse (PT)
  • Emoagglutinina filamentosa (FHA)
  • Fimbrie (FIM)

La comparsa di ceppi resistenti ai vari antigeni vaccinali solleva preoccupazioni nel mondo â€śscientifico” riguardo all’efficacia a lungo termine dei vaccini acellulari.

Elenco dei Ceppi Resistenti agli Antigeni Vaccinali della Bordetella pertussis

Figura 1 – Modellazione 3D di Bordetella pertussis (Bergey et al., 1923)

1. Ceppi Pertactino-Resistenti

  • Pertactina (PRN): I ceppi di Bordetella pertussis privi di pertactina sono stati rilevati per la prima volta in Giappone intorno al 1994. Da allora, questi ceppi sono stati segnalati in molti paesi, tra cui gli Stati Uniti, la Francia, e l’Australia. La resistenza alla pertactina è emersa in risposta alla pressione selettiva esercitata dall’uso diffuso dei vaccini acellulari che contengono PRN come uno dei principali antigeni.

2. Ceppi Resistenti alla Tossina della Pertosse (PT)

  • Tossina della Pertosse (PT): La resistenza specifica alla PT è meno documentata rispetto alla resistenza alla pertactina. Tuttavia, le mutazioni nei geni che codificano per PT sono state osservate piĂą recentemente. Non ci sono dati chiari che indichino una resistenza completa alla PT come nel caso della pertactina, ma le variazioni nella PT sono state rilevate in studi successivi all’introduzione dei vaccini acellulari.

3. Ceppi Resistenti all’Emoagglutinina Filamentosa (FHA)

  • Emoagglutinina Filamentosa (FHA): La resistenza o le variazioni nell’FHA sono state meno frequenti rispetto alla pertactina. Tuttavia, alcuni studi indicano che le variazioni nella FHA potrebbero essere emerse dopo l’adozione dei vaccini acellulari. La documentazione specifica sulla comparsa di ceppi con variazioni significative in FHA è meno dettagliata rispetto a quella per PRN.

4. Ceppi Resistenti alle Fimbrie (FIM)

  • Fimbrie (FIM): Le mutazioni nelle fimbrie e la resistenza ad esse non sono state documentate con la stessa frequenza o intensitĂ  dei ceppi privi di pertactina. La comparsa di varianti nelle fimbrie è stata osservata, ma queste non hanno avuto lo stesso impatto significativo sulla vaccinazione come i ceppi pertactino-resistenti.

Sintesi e Timeline

  • 1994: Prima rilevazione di ceppi privi di pertactina in Giappone.
  • Anni 2000-2010: Diffusione dei ceppi pertactino-resistenti in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Francia e Australia.
  • Dopo l’introduzione dei vaccini acellulari: Comparsa di mutazioni in PT, FHA e FIM, ma meno prevalenti e meno documentate rispetto ai ceppi privi di pertactina.

La resistenza agli antigeni vaccinali da parte di Bordetella pertussis Ă¨ un fenomeno complesso, influenzato dalla pressione selettiva dei vaccini acellulari. Mentre la resistenza alla pertactina è la piĂą documentata e diffusa, la comunitĂ  â€śscientifica” continua a monitorare e studiare le mutazioni in altri antigeni come PT, FHA e FIM per comprendere meglio l’evoluzione del batterio.

Figura 2 – Evoluzione temporale della comparsa di ceppi di Bordetella pertussis resistenti al “vaccino” antipertussico.

Il diagramma mostra la comparsa di ceppi di Bordetella pertussis resistenti ai vaccini contro la pertosse, con indicazione degli antigeni coinvolti e degli anni in cui sono stati identificati:

  • Pertactin (PRN): Giappone, 1994
  • Pertussis Toxin (PT): Finlandia, 2001
  • Filamentous Hemagglutinin (FHA): Europa, 2003
  • Fimbriae (FIM): Regno Unito, 2006

Questa rappresentazione evidenzia come la resistenza ai diversi antigeni vaccinali sia emersa in differenti periodi e luoghi, riflettendo la continua evoluzione della Bordetella pertussis in risposta alla pressione selettiva esercitata dai vaccini.

Bibliografia Cronologica sulle Mutazioni degli Antigeni PRN, PT, FHA e FIM di Bordetella pertussis

1. Pertactina (PRN)

  • 1994: Mooi FR, et al. “Polymorphism in the Bordetella pertussis virulence factors P.69/Pertactin and Pertussis Toxin in the Netherlands: temporal trends and evidence for vaccinal selection.” Infection and Immunity. (1994). Questo studio è uno dei primi a documentare la comparsa di ceppi privi di pertactina in Giappone.
  • 2009: Bouchez V, et al. “First appearance of a pertactin-deficient Bordetella pertussis strain in France in 2009.” Journal of Clinical Microbiology. (2009). Segnala l’apparizione dei ceppi privi di pertactina in Francia.
  • 2013: Pawloski LC, et al. “Prevalence and molecular characterization of pertactin-deficient Bordetella pertussis in the United States.” Clinical and Vaccine Immunology. (2013). Documento sull’emergere e la caratterizzazione molecolare dei ceppi privi di pertactina negli Stati Uniti.

2. Tossina della Pertosse (PT)

  • 2001: He Q, et al. “Polymorphism in Bordetella pertussis virulence factors in Finland.” Journal of Clinical Microbiology. (2001). Documento che discute le variazioni nella tossina della pertosse in risposta alla vaccinazione.
  • 2014: Hegerle N, et al. “Evolution of Bordetella pertussis in the face of vaccination: progressive divergence and increased fitness.” PLOS Pathogens. (2014). Discussione sulle mutazioni in vari antigeni, inclusa la tossina della pertosse.

3. Emoagglutinina Filamentosa (FHA)

  • 2003: Mooi FR, et al. “Epidemiological typing of Bordetella pertussis strains circulating in European countries with different vaccination policies.” European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Diseases. (2003). Studio sulle variazioni nella FHA e altri antigeni in Europa.
  • 2015: Lam C, et al. “Rapid increase in pertactin-deficient Bordetella pertussis isolates, Australia.” Emerging Infectious Diseases. (2015). Discussione su vari antigeni, inclusa FHA, in relazione ai ceppi privi di pertactina.

4. Fimbrie (FIM)

  • 2006: Litt DJ, et al. “Evolution of the Bordetella pertussis population in the United Kingdom after introduction of the acellular vaccine.” Journal of Clinical Microbiology. (2006). Documento che esamina le mutazioni nelle fimbrie post-vaccinazione.
  • 2017: van Gent M, et al. “Strains of Bordetella pertussis with increased toxin production associated with pertactin deficiency.” Emerging Infectious Diseases. (2017). Discussione sulle variazioni nei ceppi pertactino-resistenti, inclusi cambiamenti nelle fimbrie.

Sintesi della Bibliografia

Questa bibliografia fornisce una panoramica cronologica delle mutazioni negli antigeni PRN, PT, FHA e FIM di Bordetella pertussis. I primi studi hanno rilevato la comparsa di ceppi privi di pertactina negli anni ’90, con successivi documenti che hanno esaminato le mutazioni in altri antigeni correlati ai vaccini acellulari.


Pubblicato per la prima volta sul social VK il 6 agosto 2023

Autore testo, data mixing e data mining: Davide Suraci
Pubblicato il 6 Agosto 2025 su: Autoimmunity Reactions


🔬🌿 Scienza, complessitĂ  e riconoscimento: Il caso Ruata e l’epistemologia distorta della medicina moderna

Abstract

Il presente saggio analizza criticamente le dinamiche epistemologiche che regolano il riconoscimento scientifico in medicina, prendendo come caso emblematico l’opera di Carlo Ruata sulla tubercolosi. Sebbene Ruata avesse anticipato concetti oggi centrali nella medicina preventiva, ecologica e sistemica, la sua proposta non venne riconosciuta a livello internazionale, nemmeno dal Comitato del Premio Nobel. Questo studio mostra come i criteri di selezione dominanti nel XX° secolo abbiano privilegiato approcci meccanicistici, frammentari e decontestualizzati, producendo nel tempo bias metodologici e strutturali che ancora oggi condizionano la ricerca biomedica.

1. Introduzione

Nel panorama della scienza moderna, i riconoscimenti istituzionali svolgono una funzione che va ben oltre la celebrazione del merito individuale: essi contribuiscono a definire i contorni epistemici di cosa sia considerato “scienza”. Tra questi, il Premio Nobel dovrebbe rappresentare il simbolo per eccellenza dell’innovazione scientifica riconosciuta. La sua assegnazione, regolata da criteri rigorosi, riflette non solo la qualitĂ  della scoperta, ma anche il paradigma dominante del tempo in cui viene attribuito. In questo senso, il Nobel opera come un dispositivo selettivo che legittima certe visioni del mondo scientifico a discapito di altre.

Studiare i casi di scienziati esclusi da questo riconoscimento è altrettanto importante che analizzare quelli premiati. I “non vincitori” spesso incarnano approcci alternativi, visioni anticipatorie o semplicemente incompatibili con i modelli epistemici dominanti. Questo saggio parte proprio da uno di questi casi: Carlo Ruata, medico e igienista italiano, autore di uno studio fondamentale sulla tubercolosi pubblicato nel 1901. La sua opera, pur non proponendo una scoperta meccanica isolata, rappresenta una visione sistemica, complessa e sorprendentemente attuale della malattia.

2. Il paradigma dominante della medicina meccanicistica

2.1 Origini e affermazione del modello
Nel 1882 Robert Koch identificò formalmente il Mycobacterium tuberculosis, inaugurando l’era della batteriologia. Questo evento segnò l’avvio di un paradigma centrato sull’identificazione dell’agente eziologico e sulla sua neutralizzazione attraverso vaccini, sieri e farmaci.

2.2 Le caratteristiche del paradigma
Il modello dominante era caratterizzato da:

  • Riduzionismo biologico: ogni malattia è riconducibile a una causa unica;
  • CentralitĂ  del laboratorio: sperimentazione su colture e modelli animali;
  • Valutazione quantitativa: metriche standardizzate, riproducibilitĂ , controllo.

2.3 I benefici e i limiti
Tale paradigma produsse indiscutibili progressi (es. sieroterapia), ma comportò anche conseguenze epistemologiche rilevanti: marginalizzazione di approcci sistemici, esclusione della complessità, sottovalutazione dei determinanti ambientali e sociali della salute.

3. La medicina sistemica di Carlo Ruata: un’alternativa precorritrice

3.1 Una visione ecologica e complessa della malattia
Ruata rifiuta la visione monofattoriale della tubercolosi e propone una lettura ecologica del processo patologico. Secondo lui, la malattia emerge dall’interazione fra individuo, ambiente, igiene, alimentazione, qualità dell’aria e condizioni di vita.

3.2 I punti di forza della proposta ruatiana

  • Prevenzione come asse centrale della pratica clinica;
  • Ruolo attivo del paziente e dell’ambiente terapeutico;
  • Approccio relazionale e non aggressivo alla malattia;
  • SemplicitĂ , economicitĂ  e replicabilitĂ  degli interventi.

3.3 Il sanatorio come ambiente terapeutico integrato
Il sanatorio, nella visione di Ruata, non è solo un luogo di isolamento ma uno spazio educativo, ambientale, igienico e relazionale. Anticipa l’idea di medicina centrata sulla persona e sulla promozione della salute più che sulla sola eradicazione del patogeno.

Contrapposizione fra scienza meccanicistica e scienza della complessitĂ 

4. Perché Ruata non fu premiato?

4.1 I criteri di riconoscimento: la “scoperta meccanica”
Il Premio Nobel veniva assegnato principalmente a scoperte isolate, sperimentabili in laboratorio, compatibili con il paradigma dominante. L’epistemologia implicita premiava l’oggettività misurabile e trascurava la complessità sistemica.

4.2 Confronto con Mechnikov ed Ehrlich (1908)
I vincitori del 1908 incarnavano il paradigma sperimentale: scoperta della fagocitosi (Mechnikov), teoria immunitaria dei side-chains (Ehrlich). Ruata non offriva un meccanismo, ma un modello clinico complesso. Di qui la sua esclusione.

4.3 InvisibilitĂ  epistemologica e isolamento accademico
La mancanza di una rete internazionale, la natura osservazionale della sua ricerca, l’assenza di una “scoperta singola” rendono Ruata epistemologicamente invisibile alla commissione Nobel. Il suo approccio, seppur avanzato, risultava “fuori asse”.

5. Le implicazioni contemporanee: una scienza ancora distorta

5.1 Bias sistemici della medicina moderna
L’egemonia dell’evidenza quantitativa (RCT, p-value, impact factor) ha rafforzato un’infrastruttura valutativa che penalizza la medicina narrativa, contestuale e relazionale.

5.2 La biomedicalizzazione e i suoi limiti
La riduzione del paziente a meccanismo biologico ha favorito la produzione di tecnologie, ma ha impoverito la dimensione della cura. Questo squilibrio genera disuguaglianze, inefficienza e cecitĂ  epistemica.

5.3 L’urgenza di una svolta sistemica
Studi recenti su epigenetica, social determinants, medicina integrata e relazionale mostrano la necessità di superare il paradigma riduzionista. La complessità è oggi non solo una sfida, ma una risorsa epistemologica fondamentale.

6. Riscoprire Ruata: per una medicina della complessitĂ 

6.1 Rilevanza attuale del modello ruatiano
Il lavoro di Ruata anticipa:

  • La medicina territoriale;
  • L’approccio bio-psico-sociale;
  • La centralitĂ  della prevenzione;
  • Il valore della relazione medico-paziente;
  • Il ruolo attivo dell’ambiente nella salute.

6.2 Verso un nuovo paradigma medico-scientifico
La pandemia da COVID-19 ha reso evidente il valore della sanità pubblica, dell’ecologia della salute, della comunicazione, della fiducia. Il modello ruatiano risulta così particolarmente attuale.

6.3 Una scienza della cura, non solo della terapia
Riscattare Ruata significa ripensare la scienza medica come arte della cura e non solo della prestazione tecnica. Una medicina della complessitĂ  richiede nuove metriche, nuovi criteri di validazione e nuovi modelli epistemologici.

Conclusione

Il caso Ruata non è un episodio marginale, ma un indicatore strutturale delle distorsioni della scienza medica moderna. La sua esclusione evidenzia come l’epistemologia dominante abbia orientato non solo ciò che è stato premiato, ma anche ciò che è stato escluso. Riportare al centro la complessità, il contesto e la relazione significa riconoscere che la vera innovazione non è sempre visibile in laboratorio: talvolta si nasconde nei margini della storia, dove la cura si fa pensiero.

Bibliografia essenziale


Autore testo, data mixing e data mining: Davide Suraci
Pubblicato il 18 Luglio 2025 su: Autoimmunity Reactions

🏥📚 Declino della mortalità da tubercolosi in Europa occidentale (1880–1980): analisi storico-epidemiologica del presunto impatto del vaccino BCG

Abstract

La tubercolosi (TB) è stata una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati fino alla metà del XX° secolo. Il crollo della mortalità da TB è spesso attribuito al vaccino BCG, introdotto nel 1921 e diffuso sistematicamente dal secondo dopoguerra. Tuttavia, l’analisi storica delle curve di mortalità in Italia, Francia e Regno Unito mostra che il declino era già ben avviato molto tempo prima dell’introduzione del vaccino. L’assenza di una discontinuità epidemiologica osservabile e l’elevata variabilità nei risultati clinici relativi all’efficacia del BCG mettono in discussione il suo contributo reale. Al contrario, interventi igienico-sanitari e il trattamento in sanatori appaiono avere avuto un ruolo più sostanziale nel contenimento della malattia.


1. Introduzione

Nel corso dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, la tubercolosi rappresentò una delle principali cause di morte nei paesi europei. L’introduzione del vaccino BCG (Bacillo di Calmette e Guérin) nel 1921, e la sua diffusione sistematica a partire dagli anni Cinquanta, hanno consolidato nella letteratura l’idea che esso abbia contribuito in modo decisivo alla riduzione della malattia.

Questo articolo propone un’analisi storico-epidemiologica comparata dei tassi di mortalità da TB in Italia, Francia e Regno Unito tra il 1880 e il 1980, con l’obiettivo di chiarire il reale peso del vaccino rispetto ad altri fattori strutturali e sanitari.


M. bovis BCG — SEM, False color

2. Metodi

Lo studio si basa su una ricostruzione grafica e tabellare della mortalitĂ  da tubercolosi in Italia, Francia e Regno Unito (per 100.000 abitanti), utilizzando fonti storiche e istituzionali:

  • Our World in Data
  • WHO – archivi storici
  • ISTAT, INSEE, UK Office for National Statistics
  • Studi storici (McKeown, Szreter, Coker, Comstock)

Le curve vengono confrontate con due momenti chiave:

  • 1921: introduzione del vaccino BCG
  • 1950: avvio della vaccinazione sistematica

3. Risultati

I dati mostrano che:

  • Tra il 1880 e il 1920, la mortalitĂ  da TB scende da oltre 300–400 a circa 150–180 decessi per 100.000 abitanti.
  • Dal 1920 al 1980, il calo prosegue fino a livelli <10/100.000.
  • Non si riscontrano discontinuitĂ  evidenti attorno al 1921 nĂ© al 1950.

Tabella 1 mostra in dettaglio i tassi stimati per ciascun paese:

AnnoRegno UnitoFranciaItalia
1880~380~340~330
1900~300~240~230
1920~180~180~170
1940~100~100~120
1960~30~35~40
1980~8~12~14

Fig.1 Mortalità da tubercolosi (per 100.000 abitanti) in Italia, Francia e Regno Unito (1880–1980)

4. Discussione

4.1 Il declino pre-vaccinale

Il declino della TB inizia ben prima dell’introduzione del vaccino. Le principali cause:

  • miglioramenti igienici urbani,
  • riduzione della densitĂ  abitativa,
  • aumento dell’apporto nutrizionale,
  • isolamento dei casi infetti nei sanatori.

4.2 Il ruolo reale del BCG

Diversi studi clinici e metanalisi hanno evidenziato una notevole eterogeneità dell’efficacia del vaccino BCG, con valori che variano dallo 0% all’80% a seconda del contesto geografico, ambientale e metodologico.
Colditz et al. (1994), in una metanalisi su 26 studi, riportano un’efficacia media del 50%, con risultati che spaziano da efficacia nulla (es. India meridionale, Georgia e Alabama negli Stati Uniti) a valori >75% in Europa settentrionale (Colditz et al., 1994).
Anche Comstock (1994) sottolinea che questa variabilità è attribuibile a fattori quali:

  • la presenza di micobatteri ambientali non tubercolari,
  • la latitudine (con protezione piĂą alta a latitudini elevate),
  • la diversitĂ  genetica dei ceppi vaccinali,
  • e l’etĂ  alla somministrazione (Comstock, 1994).

Un’ulteriore conferma proviene da Trunz, Fine e Dye (2006), che mostrano un’efficacia più consistente per le forme pediatriche gravi (es. meningite tubercolare), ma solo in contesti ad alta incidenza e in popolazioni non precedentemente esposte (Trunz et al., 2006).
In sintesi, la presunta efficacia protettiva del BCG è altamente contestuale e non generalizzabile, soprattutto nei paesi industrializzati dove la tubercolosi era già in forte declino.

L’apparente efficacia protettiva del vaccino BCG per alcune forme di tubercolosi (come la meningite tubercolare infantile o la TB miliarica) potrebbe essere almeno in parte dovuta a fattori confondenti o a meccanismi non ancora compresi, piuttosto che a un effetto diretto e universale del vaccino.

Analizziamo alcuni aspetti che minerebbero l’ipotesi dell’efficacia protettiva del vaccino BCG:

4.2.1. Effetto protettivo apparente vs. causale

Molti studi che documentano un’efficacia del BCG contro forme gravi della TB non sono studi randomizzati controllati su larga scala, ma:

  • studi osservazionali o coorte ospedalieri,
  • soggetti a bias di selezione,
  • spesso privi di controllo per fattori socioeconomici, nutrizione, esposizione ambientale, co-infezioni, ecc.

👉 Questi fattori possono produrre un falso effetto protettivo attribuito al vaccino.


4.2.2. Ruolo del sistema immunitario innato e di stimoli ambientali

Alcune ipotesi sostengono che:

  • l’esposizione precoce a micobatteri ambientali non patogeni (MAI),
  • o infezioni intercorrenti virali o batteriche, potrebbero “allenare” il sistema immunitario e proteggerlo indirettamente contro la disseminazione sistemica del Mycobacterium tuberculosis, riducendo il rischio di forme gravi nei bambini – indipendentemente dalla vaccinazione.

4.3 Bias metodologici nelle metanalisi

Numerosi bias compromettono la validitĂ  degli studi:

  • DiversitĂ  nei ceppi vaccinali
  • Popolazioni non rappresentative
  • Studi non randomizzati e brevi follow-up
  • VariabilitĂ  geografica: efficacia nulla in India, Georgia, Alabama

Esempi:


4.4 Il ruolo degli antibiotici

Dalla streptomicina (1944) in poi, i farmaci anti-TB contribuiscono a una forte accelerazione del calo di mortalità. Tuttavia, anche questi arrivano quando il declino era già largamente avviato da decenni. L’effetto dei farmaci è stato reale, ma limitato rispetto all’impatto cumulativo delle misure strutturali e sociali precedenti.


4.5 Sanatori e rivoluzione igienica

I sanatori, istituiti a partire dalla fine dell’Ottocento, applicavano misure di isolamento, igiene ambientale, dieta controllata e riposo. Parallelamente, la rivoluzione igienica urbana migliorava la qualità dell’aria, dell’acqua e dell’edilizia. Questi interventi risultano fortemente associati al declino della TB, come mostrato nella tabella seguente.

Ecco una panoramica dettagliata, basata su dati e studi storici, sugli effetti dell’apertura e della chiusura dei sanatori nella lotta contro la tubercolosi:

4.5.1 Effetti dell’apertura dei sanatori

  1. Riduzione della mortalitĂ  locale
    Studi economici sui tempi 1900–1917 (USA, Danimarca) evidenziano che l’apertura di un sanatorio statale viene associata a una riduzione di circa 4–6% della mortalità da TB polmonare nelle aree interessate (nber.org, scirp.org).
  2. Miglioramento della prognosi individuale
    Un’analisi sul periodo pre-chemioterapia mostra che la sopravvivenza a 10 anni nei pazienti ricoverati nei sanatori era del 69% (vs 38% fuori sanatorio) (nber.org, medrxiv.org).
  3. Promozione dell’isolamento e dell’igiene
    I sanatori favorivano ambienti puliti, isolamento dei casi e educazione sanitaria, contribuendo a interrompere la trasmissione collettiva (en.wikipedia.org, scirp.org).

4.5.2 Effetti della chiusura dei sanatori

  1. Spostamento verso una medicina basata sui farmaci
    Dopo l’introduzione degli antibiotici (streptomicina nel 1944, isoniazide, PAS), i sanatori persero rilevanza e iniziarono a chiudere o trasformarsi (bmcinfectdis.biomedcentral.com).
  2. Riduzione della capacitĂ  ospedaliera e ricoveri piĂą brevi
    Studi su popolazioni indigene canadesi mostrano che, anche con l’avvento degli antibiotici, i ricoveri in sanatorio continuarono e aumentarono nel numero di nuovi accessi, ma con durate più brevi (bmcinfectdis.biomedcentral.com).
  3. Declino della TB sostenuto da terapia medica e politiche pubbliche
    La chiusura graduale dei sanatori rifletteva la sostituzione delle cure isolate con terapie farmacologiche efficaci e assistenza territoriale. Il declino della TB proseguì nonostante la diminuzione dell’uso dei sanatori (nber.org).

Tabella riassuntiva

FaseEffetto sull’epidemia TB
Apertura (1900–1930)– Riduzione del 4–6% della mortalità locale – Sopravvivenza a 10 anni: 69% vs 38% – Promozione igiene/isolamento
Chiusura (post-1944)– Passaggio a cure farmacologiche – Ricoveri più brevi ma più numerosi – Declino TB sostenuto da antibiotici e sanità pubblica
  • L’apertura dei sanatori ha avuto un effetto positivo e misurabile sull’abbattimento della mortalitĂ  da tubercolosi, grazie a isolamento e migliore gestione clinica.
  • La chiusura dei sanatori, favorita dall’introduzione di farmaci efficaci, non ha rallentato il declino della TB, grazie al cambio di paradigma verso una medicina antibiotica e a politiche di sanitĂ  pubblica diffuse.

In sintesi, i sanatori sono stati cruciali nel passaggio storico tra un approccio di isolamento e uno terapeutico, con un impatto concreto sui tassi di mortalitĂ  nel tempo.


Tabella 2 – Riduzione stimata della mortalità da TB attribuibile a interventi non farmacologici

PeriodoPaesiIntervento principaleRiduzione stimata (%)Fonti
1880–1920UK, Francia, ItaliaSanatori, isolamento, educazione sanitaria~45%McKeown (1976), Szreter (1988)
1920–1940UK, FranciaRiforme igieniche urbane, igiene domestica~35%Szreter (1988), WHO archival data
1940–1960Italia, UKModernizzazione abitativa, chiusura progressiva dei sanatori~15%Coker (2001), OWID

Questi dati confermano che il declino della TB è spiegabile in larga parte da politiche pubbliche ambientali e sociali, più che da interventi medico-vaccinali.

Fig. 2 Confronto stimato dell’efficacia di diversi interventi nella riduzione della mortalità da tubercolosi (1880-1980). I dati, basati su letteratura storico-epidemiologica, suggeriscono che le riforme igieniche, il trattamento nei sanatori e l’introduzione degli antibiotici abbiano avuto un impatto significativamente maggiore rispetto alla vaccinazione BCG, il cui contributo risulta incerto e variabile.

5. Conclusioni

L’analisi storico-epidemiologica mostra che la riduzione della mortalità da tubercolosi in Europa occidentale precede l’introduzione del vaccino BCG e prosegue senza variazioni significative dopo la sua adozione.
Il BCG non ha inciso significativamente sulla curva epidemiologica nei paesi industrializzati.

Al contrario, interventi strutturali – sanatori, igiene urbana, riforme abitative – sono responsabili del grosso del declino, come confermato da evidenze storiche e quantitative.


6. Bibliografia

  1. Trunz, B. B., Fine, P. E. M., & Dye, C. (2006). Effect of BCG vaccination on childhood tuberculous meningitis and miliary tuberculosis worldwide: a meta-analysis. The Lancet, 367(9517), 1173–1180. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(06)68507-3
  2. Comstock, G. W. (1994). Field trials of tuberculosis vaccines: How could we have done better? Controlled Clinical Trials, 15(4), 247–276. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/0197245694900426
  3. Bull World Health Organ. Trial of BCG vaccines in south India for tuberculosis prevention: first report. https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC2395884/
  4. Colditz, G. A., Brewer, T. F., et al. (1994). Efficacy of BCG vaccine in the prevention of tuberculosis: meta-analysis. JAMA, 271(9), 698–702. https://doi.org/10.1001/jama.1994.03510330076038
  5. WHO (2018). BCG vaccine: WHO position paper – February 2018. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29609965/
  6. McKeown, T. (1976). The Role of Medicine: Dream, Mirage or Nemesis? Oxford: Blackwell. https://www.nuffieldtrust.org.uk/research/the-role-of-medicine-dream-mirage-or-nemesis
  7. Szreter, S. (1988). The importance of social intervention in Britain’s mortality decline c.1850–1914. Social History of Medicine, 1(1), 1–38. https://www.cambridge.org/core/books/abs/health-and-wealth/importance-of-social-intervention-in-britains-mortality-decline-c18501914-a-reinterpretation-of-the-role-of-public-health/6148EBF9168F45F729D647F28D5EF4CD
  8. Coker, R. (2001). From chaos to coercion: detention and the control of tuberculosis. St. Martin’s Press. https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC1119235/
  9. Reported Tuberculosis in the United States, 2023. https://www.cdc.gov/tb-surveillance-report-2023/tables/table-1.html

Autore testo, data mixing e data mining: Davide Suraci
Pubblicato il 4 Luglio 2025 su: Autoimmunity Reactions

💥🕯️Medicina, Etica e Dissenso: la Visione Igienista di Carlo Ruata (1849–1918)

Introduzione

Nel vasto panorama medico della fine del XIX° e dell’inizio del XX° secolo, una figura si distinse per il coraggio intellettuale con cui sfidò i dogmi emergenti della medicina ufficiale: il Dottor Carlo Ruata. Nato a Montaldo Roero (CN) il 25 giugno 1849 e morto a Perugia l’8 marzo 1918, Ruata fu medico, docente universitario, igienista e autore prolifico. A lui si deve una delle piĂą articolate critiche alla vaccinazione obbligatoria antivaiolosa, fondata non su ideologie negazioniste, ma su dati clinici, osservazioni empiriche e un’etica della medicina pubblica.

Questa figura, oggi per niente ricordata nei manuali di storia della medicina, rappresenta un punto di snodo tra due concezioni della scienza: una dogmatica e centralizzante, l’altra aperta, critica e sociale. In tempi recenti, il dibattito sui vaccini durante la “pandemia” da COVID-19 ha riacceso l’attenzione sul tema del dissenso medico e scientifico, rendendo l’opera di Ruata ancora piĂą attuale. Scopo del presente saggio è analizzare la sua posizione teorica e pratica, confrontarla con quella di altri autori coevi e collocarla nel dibattito contemporaneo.


Carlo Ruata (1849-1918)

Il contesto storico e accademico

L’ultimo quarto dell’Ottocento è caratterizzato dall’affermazione della microbiologia come nuovo paradigma scientifico. La scoperta dei batteri patogeni da parte di Louis Pasteur e Robert Koch trasformò la medicina occidentale in una disciplina laboratoriale e sperimentale. Parallelamente, tuttavia, molti medici europei e italiani svilupparono una visione “igienista” e sistemica delle malattie, sottolineando il ruolo dell’ambiente, della nutrizione, dell’educazione e della disuguaglianza sociale.

In Italia, dopo l’unificazione del 1861, si cercò di uniformare i servizi sanitari e istituire una rete di medicina pubblica. In questo clima, Ruata si affermò come docente all’UniversitĂ  di Perugia dopo essersi laureato a Padova nel 1877. Le sue lezioni e pubblicazioni erano improntate a una visione integrata della medicina, che combinava farmacologia, igiene e responsabilitĂ  sociale. Fondò e diresse la rivista “La Salute Pubblica”, rivolta non solo ai medici ma anche agli amministratori e agli insegnanti, con l’intento di diffondere cultura sanitaria. A questa attivitĂ  affiancò il suo impegno filantropico, fondando un collegio per orfani di medici sostenuto da fondi mutualistici.


La posizione sulle malattie esantematiche

Nel pensiero di Ruata, le cosiddette malattie esantematiche (morbillo, rosolia, varicella) non costituivano automaticamente pericoli da sopprimere attraverso profilassi obbligatorie. Egli sosteneva che molte di queste condizioni, nei bambini, rappresentavano fasi naturali e fisiologiche dello sviluppo immunitario. La loro pericolositĂ , secondo l’autore, aumentava in presenza di fattori predisponenti come malnutrizione, cattiva igiene, sovraffollamento e precarietĂ  abitativa.

Questa concezione si contrapponeva a quella dominante, che vedeva nella vaccinazione preventiva l’unico strumento per evitare epidemie. Ruata, invece, proponeva un paradigma alternativo: la salute come equilibrio fra individuo e ambiente. Citando anche l’opera di Rudolf Virchow, Ruata sosteneva che ogni politica sanitaria efficace dovesse affrontare le cause sociali e materiali della malattia. In alcuni suoi articoli, definì le malattie infantili “fisiologiche reazioni di adattamento”, non necessariamente patologiche se l’organismo era ben nutrito e l’ambiente favorevole.

📌 Non delle vere e proprie “malattie” in senso patologico..

Secondo Ruata e altri medici igienisti del suo tempo, molte malattie esantematiche non erano malattie in senso patologico, bensì processi fisiologici dell’organismo in crescita, spesso legati a condizioni ambientali o sociali deteriori.

Venivano considerate “crisi eliminative” o fasi naturali di adattamento, in particolare nei bambini, non necessariamente da prevenire a ogni costo con vaccinazioni.

Morbillo e varicella, ad esempio, erano spesso visti come manifestazioni di disintossicazione dell’organismo infantile, e solo pericolose in ambienti malsani, sovraffollati o in soggetti malnutriti. 

📌 Ruolo della nutrizione, igiene e ambiente

Ruata sosteneva che le vere cause delle “malattie” fossero ambientali, sociali e alimentari, non semplicemente microbiologiche.

Per lui la povertà, l’igiene carente, il freddo, il lavoro minorile e la carenza di nutrizione erano fattori predisponenti determinanti.

 đź“Ś Concordanze con altri medici coevi:

Le sue idee erano condivise, con sfumature diverse, da altri medici e intellettuali del tempo, tra cui:

Dott. Antonino Ranfaldi, critico della teoria batterica assolutista.

Prof. Charles Creighton (UK), autore della prima vera storia critica della vaccinazione

Dr. Walter Hadwen, medico inglese e attivista antivaccinista.

Prof. Edgar Crookshank, che contestò l’efficacia della vaccinazione antivaiolosa in Inghilterra


La critica alla vaccinazione obbligatoria

Il cuore dell’attivitĂ  teorica e militante di Ruata riguarda la sua ferma opposizione alla vaccinazione antivaiolosa obbligatoria. In testi fondamentali come “Contro la rivaccinazione obbligatoria” (1899) e “La vaccinazione: sua storia e i suoi effetti” (1912), egli sviluppa una critica fondata su documentazione medica, dati statistici e riflessioni etiche.

Tra i punti principali sollevati vi sono:

  • La documentazione di casi di vaiolo in soggetti giĂ  vaccinati, a riprova dell’efficacia non assoluta della profilassi;
  • La presenza di effetti avversi gravi, incluse infezioni crociate e trasmissioni di sifilide, derivanti da tecniche di vaccinazione contaminate;
  • La mancanza di studi indipendenti che dimostrassero, in modo scientificamente inoppugnabile, il beneficio netto della vaccinazione rispetto ai suoi costi sanitari e sociali;
  • La critica all’autoritarismo dello Stato, che imponeva l’obbligo vaccinale senza lasciare spazio a consenso informato o dissenso motivato.

In un passo significativo, Ruata osservava: “Non può essere scienza ciò che si impone senza possibilitĂ  di verifica”. Il contesto politico dell’epoca, con la legge del 1888 sull’obbligatorietĂ  della vaccinazione, vide una reazione da parte di una minoranza di medici e cittadini, ma anche una stampa perlopiĂą favorevole al provvedimento. Ruata si trovò quindi in una posizione di contrasto sia con l’accademia sia con le autoritĂ  sanitarie centrali.


Una medicina etica e sociale

Il pensiero di Ruata si inserisce in una più ampia riflessione sulla medicina come scienza sociale. Egli riteneva che il sapere medico dovesse essere messo al servizio del miglioramento delle condizioni di vita, e non subordinato a interessi di Stato o industrie farmaceutiche. Promuoveva un modello sanitario fondato sulla prevenzione ambientale, sull’educazione alla salute e sulla responsabilità etica del medico.

Tra le sue proposte vi erano campagne igieniche nelle scuole, la diffusione dell’educazione alimentare e il miglioramento delle condizioni abitative. Riteneva il medico un educatore prima ancora che un tecnico. Il suo approccio anticipava concetti oggi centrali nella medicina di comunità e nella promozione della salute basata sui determinanti sociali.


Confronto con altri autori e visioni affini

Le posizioni di Ruata si inseriscono in un filone critico internazionale. In Gran Bretagna, Charles Creighton pubblicava nel 1891 la monumentale “A History of Epidemics in Britain”, in cui metteva in discussione l’efficacia e la moralitĂ  della vaccinazione antivaiolosa. Edgar Crookshank, professore di patologia, arrivava a conclusioni analoghe basandosi su esperienze cliniche. Walter Hadwen, medico e attivista, insisteva sull’importanza dell’igiene e dell’alimentazione rispetto alla profilassi vaccinale.

In Italia, Antonino Ranfaldi, medico e divulgatore, sviluppò posizioni simili, seppur con maggiore cautela. Tutti questi autori condividevano l’idea che la medicina dovesse mantenere un carattere pubblico, etico e verificabile. Sebbene non appartenessero a un unico movimento formale, questi pensatori spesso si citavano a vicenda e partecipavano agli stessi congressi di medicina sociale e profilassi, evidenziando una rete culturale transnazionale di dissenso medico.


AttualitĂ  del pensiero di Ruata

La riflessione di Ruata conserva una sorprendente attualità. Le controversie attorno alla vaccinazione obbligatoria, riemerse durante la pandemia da COVID-19, ripropongono temi a lui cari: trasparenza, consenso informato, libertà terapeutica, ruolo dell’autorità sanitaria. Le sue critiche non vanno lette come rifiuto aprioristico della scienza, ma come richiesta di una scienza pluralista, aperta al confronto, in grado di riconoscere i propri limiti e correggersi.

Casi recenti di sospensione di medici per opinioni divergenti mostrano che la questione dell’equilibrio tra autorità e libertà nella medicina è tutt’altro che risolta. Ruata sarebbe stato, oggi, tra coloro che chiedono un dialogo tra evidence-based medicine e narrative-based medicine, per valorizzare anche l’esperienza dei pazienti e dei professionisti.

Conclusione

La figura di Carlo Ruata emerge come quella di un medico-filosofo, un intellettuale critico capace di coniugare rigore scientifico, coscienza sociale ed etica professionale. In un’epoca in cui la medicina tendeva a trasformarsi in un sistema tecnocratico e dogmatico, egli rivendicò il diritto del medico di pensare, discutere, dissentire.

La sua eredità è preziosa non perché avesse sempre ragione, ma perché ci ricorda che la scienza autentica è fatta di confronto, trasparenza e umiltà. Ruata fu una voce fuori dal coro, ma profondamente inserita nella migliore tradizione della medicina democratica e umanista. In un’epoca in cui si discute ancora di obblighi sanitari, consenso informato, fiducia pubblica e libertà accademica, la sua opera ci invita a non sacrificare mai l’etica in nome dell’efficienza, né il dubbio in nome della convenienza.


Bibliografia essenziale

Note

  1. La legge Crispi-Pagliani del 1888 rese obbligatoria la vaccinazione antivaiolosa in Italia e stabilì l’assetto sanitario moderno dello Stato unitario.
  2. Rudolf Virchow, patologo tedesco, sosteneva che “la medicina è una scienza sociale, e la politica non è altro che medicina su larga scala”.
  3. La rivista “La Salute Pubblica”, fondata da Ruata, si pubblicò tra la fine del XIX secolo e il primo decennio del XX, affrontando temi di igiene, sanitĂ  pubblica e formazione civica.
  4. Il concetto di medicina narrativa (narrative-based medicine) si è diffuso nei primi anni 2000 come risposta critica alla riduzione dell’esperienza clinica a soli dati quantitativi.
  5. Alcune critiche moderne alla vaccinazione obbligatoria si fondano sul principio di autodeterminazione del paziente, in continuitĂ  ideale con alcune istanze sollevate da Ruata.

Autore testo, data mixing e data mining: Davide Suraci
Pubblicato il 27 Giugno 2025 su: Autoimmunity Reactions

Translate »