❤️Questo studio, “T cells specific for α-myosin drive immunotherapy-related myocarditis” – (2022 Nov;611(7937):818-826.doi: 10.1038/s41586-022-05432-3.Epub 2022) descrive una serie di scoperte relative alla miocardite associata agli inibitori dei checkpoint immunitari (ICI-MC) e alla sua possibile causa legata alla presenza di cellule T miocardiche e alla reattività verso la proteina cardiaca specifica chiamata α-miosina. Viene evidenziato il ruolo delle cellule T specifiche per l’alfa-miosina nella miocardite autoimmune, portando alla comprensione di come la miosina possa scatenare gravi condizioni patologiche come la miocardite fulminante.
☣️ La “miocardite fulminante” citata nello studio è una forma grave e rapida di infiammazione del muscolo cardiaco, che può manifestarsi con insufficienza cardiaca acuta e rapido deterioramento delle funzioni cardiache.
☣️Inizialmente, viene sottolineata l’importanza delle reazioni avverse correlate all’immunità, in particolare la miocardite, come sfida nell’uso degli inibitori dei checkpoint immunitari (ICI-MC) nella terapia anticancro. Tuttavia, secondo questo studio, la causa precisa della miocardite associata agli ICI non è ancora completamente compresa.
☣️ Successivamente, il testo evidenzia che nei topi privi di certe molecole immunitarie (Pdcd1 e Ctla4), si riscontrano caratteristiche simili alla miocardite associata agli ICI, inclusa l’infiltrazione di cellule T nel tessuto cardiaco. Attraverso l’analisi del RNA a singola cellula e dei recettori delle cellule T, si identificano le cellule CD8+ come la popolazione cellulare dominante coinvolta nella miocardite.
❤️ Inoltre, si scopre che il trattamento con anticorpi che eliminano le cellule CD8 migliora la sopravvivenza dei topi affetti da questa condizione, e che il trasferimento di cellule immunitarie da topi con miocardite induce la stessa condizione nei riceventi, richiedendo la presenza delle cellule CD8+.
❓✅ Infine, si evidenzia che la α-miosina, una proteina specifica del cuore, è stata identificata come l’antigene responsabile dell’attivazione immunitaria nelle miocarditi gravi. Le cellule T nel sangue periferico dei pazienti affetti da miocardite associata agli ICI possono essere espandibili mediante peptidi di α-miosina. Queste scoperte suggeriscono che la α-miosina potrebbe essere un autoantigene clinicamente rilevante nella miocardite associata agli ICI.
❤️ In sintesi, questo studio sottolinea l’importanza delle cellule T CD8+ e della reattività verso la α-miosina nella patogenesi della miocardite associata agli ICI, offrendo nuove intuizioni sulla tossicità di questi farmaci immunoterapici.
❓☣️ Gli anticorpi, prodotti dai linfociti B in risposta alla miosina, possono neutralizzarla o segnalare la sua distruzione da parte di altre cellule immunitarie. Questi anticorpi possono essere utilizzati come marker di condizioni autoimmuni come la miosite e possono essere rilevati anche nella nefropatia da miosina emocircolante.
❓✅ Questi ultimi potrebbero essere usati come markers da ricercare nelle autopsie di soggetti colpiti da “malore improvviso”?
Prima di tentare di definire che cosa è l’“autismo”(così come viene oggi genericamente e superficialmente definito)occorre fare un passo indietro nel tempo di 75 anni. Nei lavori di Leo Kanner (1943), l’autismo propriamente detto viene definito come un disturbo della sfera affettiva. Kanner sostiene che le caratteristiche dell’autismo, sebbene simili alla schizofrenia, differiscano da essa in molti modi. In primo luogo, i bambini descritti da Kanner hanno mostrato i loro comportamenti fin dalla nascita e non attraverso un graduale cambiamento nel tempo come nei bambini schizofrenici. Secondo, dice che i bambini autistici non possono interagire con gli oggetti con un alto livello di intelligenza. In terzo luogo, Kanner ha detto che i comportamenti del bambino autistico sono governati da un potente desiderio di mantenere la stessa monotonia e solitudine. Dai due a cinque anni, a seconda del comportamento specifico in questione, i bambini autistici sotto l’osservazione di Kanner hanno cominciato a mostrare qualche miglioramento nelle loro interazioni con gli altri. Quarto, negli ultimi tre paragrafi di uno dei suoi lavori, Kanner osserva che l’ossessività e l’intelligenza sembravano essere presenti nel sottofondo familiare dei bambini. Alla fine di questa sezione, Kanner implicò i genitori come una causa potenziale per l’autismo, sostenendo che la maggior parte dei genitori dei bambini studiata non dimostrava un caldo affetto per i propri figli (quest’ultima sua ipotesi è stata successivamente ritrattata). Le ipotesi di Kanner relative alla carenza affettiva furono successivamente da lui stesso smentite. I criteri da lui utilizzati (razza, sesso, religione, censo sociale) per interpretare l’eziologia della sua definizione di “autismo” furono pertanto enormemente ridimensionati. Il “calore emotivo” dei genitori ha afflitto molti genitori di bambini autistici per decenni (mamme-frigorifero). Kanner in seguito ritrattò la sua posizione sulla relazione causale tra calore emotivo dei genitori e autismo in una prefazione ad un libro di Bernard Rimland del 1964 sull’autismo infantile: “La sindrome e le sue implicazioni per una teoria neurale del comportamento“. Nonostante il significato dato da Kanner all’autismo fosse stato privato da lui stesso delle implicazioni connesse con la socio-affettività familiare, gli studiosi di questi disturbi li trattano ancora oggi come “disturbi autistici di contatto affettivo” al fine di codificare il concetto di autismo come una malattia e non come un sintomo. I ricercatori, più tardi nel ventesimo e ventunesimo secolo, hanno testato la teoria(ma senza poterla dimostrare) che l’autismo ha la sua origine durante il primo sviluppo umano. Come è possibile osservare, nei suoi lavori, Kanner non fa nessun cenno alla sintomatologia che caratterizza l’”autismo” severo e cioè la disbiosi intestinale e i livelli anormali di numerosi parametri che fanno assomigliare la sindrome dello spettro autistico molto di più ad un quadro di encefalopatia su base neurotossica con le caratteristiche di una reazione autoimmune piuttosto che alla risultante di un disturbo di natura socio-affettiva oppure ad un’anomalia di natura genetica.
Questa la concezione dell’autismo “Kanneriano”. Ma quali connotati manifesta quella che oggi viene definita la “Sindrome dello Spettro Autistico“?
Le Basi Genetiche dell'”Autismo” e l’Encefalopatia su Base Neurotossica.
Successivamente al 1998 (ma è possibile reperirne anche anteriormente) vengono prodotti da altri autori degli studi che confermano, senza ombra di dubbio, l’esistenza di una sindrome che interessa l’asse intestino-cervello (Gut-Brain Axis). I connotati salienti della regressione “autistica”, rilevati da numerosi autori, sono quelli di un’encefalopatia di natura neurotossica.
Nel lavoro del Dr Andrew J. Wakefield sottoriportato:
“…La patologia gastrointestinale primaria può svolgere un ruolo importante nell’insorgenza e nell’espressione clinica di alcuni disturbi dello sviluppo infantile, compreso l’autismo. Negli ultimi 4 anni, ho avuto il privilegio di lavorare con uno dei migliori team di gastroenterologia pediatrica del mondo, guidato da John Walker-Smith, su un’indagine innovativa e stimolante sulla patologia gastrointestinale nei bambini con autismo. Crediamo che questo lavoro fornirà nuove e importanti informazioni sulla patogenesi di questa condizione devastante. Sebbene le cause primarie dell’autismo possano essere diverse, è possibile trovare indizi sulla possibile origine della malattia nella storia e nelle indagini cliniche sui bambini affetti. Questo discorso si concentra sul significato dei sintomi gastrointestinali nei bambini autistici, in particolare, un sottogruppo di bambini per i quali il decorso clinico è caratterizzato da regressione dopo almeno 12-15 mesi di sviluppo normale…”
E poi aggiunge:
“…Oltre ai frequenti sintomi gastrointestinali, i bambini con autismo spesso manifestano complesse anomalie biochimiche, metaboliche e immunologiche che una causa genetica primaria non può facilmente spiegare. L’asse intestino-cervello è centrale per alcune encefalopatie di origine extracranica, essendo l’encefalopatia epatica la migliore caratterizzata. Alcuni elementi comuni tra le caratteristiche cliniche dell’encefalopatia epatica e un fenotipo autistico sempre più comune (regressione dello sviluppo in un bambino precedentemente normale accompagnato da patologia gastrointestinale immuno-mediata) hanno portato all’ipotesi che possa esistere un analogo meccanismo di encefalopatia tossica in pazienti con insufficienza epatica e alcuni bambini con autismo. Le aberrazioni nella biochimica degli oppioidi sono comuni a queste due condizioni e l’evidenza suggerisce che i peptidi oppioidi possono essere tra i mediatori centrali delle rispettive sindromi…”
I lavori del Dr. Andrew J. Wakefield in cui egli è coautore insieme ad altri esperti, nonché quelli prodotti da altri autori in date successive o precedenti al 1998, dannoampia conferma dell’esistenza della sindrome gastrointestinale e della sua elevatissima correlazione con i disturbi neurologici pervasivi da lui individuata con il lavoro che è stato “retracted” su “The Lancet”: “Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children”. In questo lavoro del Dr. Andrew J. Wakefield non viene ipotizzata alcuna correlazione tra i vaccini e l’insorgenza della sindrome dello spettro autistico.
Sindrome dello Spettro Autistico e Reazioni Autoimmuni.
Che la sindrome dello spettro autistico, nelle sue svariate sfumature, potesse rappresentare il quadro sintomatologico di una(o più di una)serie complessa di reazioni autoimmuni vi era già il sospetto nel 1998, quando il gastroenterologo Dr. Andrew Wakefield nel notissimo lavoro (retracted): “Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children” osservò come in un gruppo di dodici bambini che non avevano mai avuto precedenti di malattie neurologiche e caratterizzati da uno sviluppo psico-fisico normale e nei tempi previsti per le età dei soggetti, nella fase successiva alla vaccinazione trivalente MMR (morbillo, parotite, rosolia) mostravano i segni di una degenerazione neurologica unita a delle gravi disfunzioni a livello gastrointestinale e all’alterazione di numerosi parametri immunologici.
Si noti bene: in questo studio non viene fatto alcun collegamento tra il vaccino MMR e l’autismo.
In altri studi successivi, il Dr. Andrew J. Wakefield evidenzia come:
“…il sistema immunitario innato non ha una capacità di memoria immunologica. Se esso risponde in modo errato la prima volta , in utero o nei primi mesi di vita, allora può dare luogo a risposte immunitarie inappropriate ogni qualvolta incontra fattori benigni come le proteine del cibo…È di cruciale importanza che il sistema immunitario risponda bene sin dall’inizio nei bambini. Questa educazione precoce del sistema innato ha un maggiore impatto rispetto alla regolazione del sistema adattato…”
E successivamente precisa:
“…Il sistema immune adattato corrisponde al missile a guida laser del sistema immunitario. Esso ha memoria e specificità. Se esso ha combattuto contro una determinata infezione in precedenza, ne conserva memoria, in modo tale che qualora dovesse affrontarla di nuovo possa rispondere rapidamente ed efficacemente. Cellule immuni specifiche ad ogni antigene. Disturbi associati ad un disordine del sistema adattato sono caratterizzati dall’infiltrazione nei tessuti bersaglio di linfociti (cellule B e T) ed il deposito di anticorpi nel tessuto dell’organo bersaglio sotto forma di immunocomplessi, come se il sistema immune desse una risposta contro se stesso…“
“…Esiste una specifica infiammazione della mucosa associata con un eccesso di linfociti CD8+ nell’intestino di questi bambini, che dimostra l’evidenza di una risposta del sistema adattato. In più viene evidenziato il deposito di anticorpi IgG dal sangue di bambini affetti, nel tessuto riferito alla membrana baso-laterale delle cellule epiteliali (in questo caso nei villi dell’intestino crasso). Gli anticorpi IgG si depositano sul tessuto insieme alla proteina C1Q che fa parte del repertorio delle risposte immunitarie del corpo. Queste due cose, depositate insieme come un complesso immune, possono essere associate con un problemi a cellule e tessuti e sono indicativi di un possibile disturbo autoimmune nel tratto digerente. Alcuni studi hanno confermato la presenza di simili processi che possono realizzarsi lungo l’intestino di bambini affetti. Questa risposta sembra essere guidata da qualcosa di specifico…“
A che cosa intende riferirsi il Dr. Andrew J. Wakefield?
“…Nei bambini con autismo noi troviamo un agente differente, in questo caso, un virus.…”
In questo riferendosi al lavoro del Dr. Steve Walker del Wake Forest University Medical Center.
“…Nei bambini con autismo, le cellule immunitarie nel tratto digerente stanno producendo alti livelli di fattori alfa necrosi tumorali (TNF). Questo è un potente mediatore pro-infiammatorio. In contrasto, queste interleukine 10 (IL-10), che sono come l’aspirina del sistema immune, disattivano l’attivazione immune pro-infiammatoria. Nei bambini autistici, le IL-10 appaiono spente… Così, a conti fatti, quello che abbiamo è una nuova storia di disturbo intestinale. L’intero intestino può essere implicato, ed esiste un caratteristico modello con ghiandole linfatiche ingrossate ed infiammazione(risposta caratteristica linfoproliferativa, LNH, e cellule immunitarie infiltrate). Inoltre ci sono anticorpi IgG e depositi complementari(complessi immuni)che influenzano l’attivazione sia del sistema immune innato che di quello adattato…“
Astrociti di topo in coltura – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45342606
Per comprendere meglio il ruolo delle citochine autoprodotte da un soggetto con sintomatologia gastrointestinale legata ad un quadro di encefalopatia di origine extracranica nella determinazione dell’infiammazione cerebrale, bisogna chiedersi prima di tutto cosa succede alle cellule della microglia quando vengono viene innescata la compromissione degli astrociti indotta dall’interleuchina IL-1β e dal fattore di necrosi tumorale TNFα. In questo studio viene evidenziato proprio questo: “Exposure to Inflammatory Cytokines IL-1β and TNFα Induces Compromise and Death of Astrocytes; Implications for Chronic Neuroinflammation.“Christa van Kralingen, Dan Ting Kho, Jessica Costa, Catherine Elizabeth Angel, E. Scott Graham. Published: December 19, 2013.
Gli astrociti hanno un ruolo fondamentale nel CNS umano per la salute e la malattia. Forniscono un supporto trofico ai neuroni e sono delle cellule immunitarie innate con ruoli chiave durante gli stati di infiammazione. Inoltre, hanno funzioni integrali associate al mantenimento dell’integrità della barriera emato-encefalica.
“…Here we reveal direct sensitivity to mediators of the inflammatory milieu. We highlight the power of xCELLigence technology for revealing the early progressive compromise of the astrocytes, which occurs 24-48 hours prior to substantive cell loss. Death induced by IL-1β or TNFα is relevant clinically as these two cytokines are produced by various peripheral tissues and by resident brain cells…”
“…Qui riveliamo la sensibilità diretta ai mediatori dell’ambiente infiammatorio. Sottolineiamo il potere della tecnologia xCELLigence per rivelare la prima compromissione progressiva degli astrociti, che si verifica 24-48 ore prima della perdita sostanziale delle cellule. La morte indotta da IL-1β o TNFa è clinicamente rilevante poiché queste due citochine sono prodotte da vari tessuti periferici e da cellule cerebrali residenti…”
I vaccini come possono indurre il danno chiamato “encefalopatia immuno-mediata”?
Ecco una bibliografia riguardante il tema delle vaccinazioni come causa di una risposta immunitaria eccessiva che può portare a encefalopatia:
Shoenfeld, Y., Aron-Maor, A. (2000). “Vaccination and autoimmunity-‘vaccinosis’: a dangerous liaison?” Journal of Autoimmunity, 14(1), 1-10.
Questo articolo esamina la relazione tra le vaccinazioni e le reazioni autoimmuni, inclusa l’encefalopatia.
Vadalà, M., Poddighe, D., Laurino, C., & Palmieri, B. (2017). “Vaccination and autoimmune diseases: is prevention of adverse health effects on the horizon?” EPMA Journal, 8(3), 295-311.
Una revisione delle prove che collegano le vaccinazioni alle malattie autoimmuni, con discussioni su casi di encefalopatia.
Levine, S. A. (2014). “Vaccine-associated encephalopathy in children.” Clinical Pediatrics, 53(3), 219-222.
Studio clinico che documenta i casi di encefalopatia nei bambini associati alla vaccinazione.
Pryse-Phillips, W. (1986). “Post-vaccination encephalopathy and cerebellar ataxia.” Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, 49(2), 207-209.
Discussione su casi di encefalopatia e atassia cerebellare seguiti a vaccinazioni.
Eickhoff, T. C., & Myers, M. (2002). “Workshop summary: Understanding vaccine safety—thimerosal, immune dysfunction, and the nervous system.” Pediatrics, 109(6), 1175-1179.
Un riassunto dei workshop che esplorano la sicurezza dei vaccini e i possibili meccanismi che possono portare a disfunzioni immunitarie e danni neurologici.
Rinaldi, M., Perricone, R., Blank, M., Perricone, C., & Shoenfeld, Y. (2014). “Inflammatory brain disorders and autoimmunity.” Immunologic Research, 60(2-3), 243-253.
Una revisione delle disfunzioni cerebrali infiammatorie e della loro relazione con l’autoimmunità, inclusi i casi indotti da vaccino.
Vadalà, M., Poddighe, D., Laurino, C., & Palmieri, B. (2017). “Vaccination and autoimmune diseases: is prevention of adverse health effects on the horizon?” EPMA Journal, 8(3), 295-311.
Esamina la correlazione tra vaccinazioni e malattie autoimmuni, comprese le manifestazioni neurologiche come l’encefalopatia.
Queste risorse offrono una panoramica delle ricerche e delle discussioni scientifiche sulla possibilità che le vaccinazioni possano innescare risposte immunitarie eccessive, portando a condizioni come l’encefalopatia.
Conferme Accademiche dell’esistenza di anomalie sull’asse intestino-cervello nei soggetti portatori di spettro autistico.
Numerosi studi anteriori e posteriori a quello del Dottor. A.J. Wakefield, mettono in luce l’esistenza di un denominatore comune tra l’infiammazione gastro-enterica e quella cerebrale nei soggetti portatori dei disturbi dello spettro autistico. Qui è possibile scaricare la bibliografiain oggetto(soggetta a continui aggiornamenti in funzione dei materiali che ci perverranno).
Le patologie umane derivanti da adiuvanti vaccinali [1] (Human adjuvant disease o HAD) vengono inizialmente descritte nel secolo scorso come caratterizzate da manifestazioni cliniche e di laboratorio che includono patologie reumatiche di origine autoimmune(autoimmune rheumatic disease o ARD) come la sclerosi sistemica e dasilicone(Silicone & systemic sclerosis o Ssc), il lupus eritematoso sistemico (systemic lupus erythematosus o SLE), l’artrite reumatoide(rheumatoid arthritis o RA) e la sindrome di Sjögren fra le altre in associazione con l’iniezione di sostanze estranee (paraffina e fluido siliconico), ma le manifestazioni più frequenti sono sintomi aspecifici come:
– artralgie e mialgie,
– deterioramento cognitivo,
– malessere (e febbricola costante, priva di specifica causa)
Tutti i tipi di adiuvanti in grado[2] d’indurre una risposta immunitaria innata sono sospettati d’indurre determinate patologie autoimmuni; fra tali adiuvanti – oltre al composto denominato “adiuvante di Freund”, sia in forma completa che incompleta – [3] l’ossi-idrossido di alluminio pare svolgere un ruolo particolare nell’insorgenza della Sjögren’s syndrome. Per questa ragione [3a]il potenziale di tale adiuvante nell’insorgenza di patologie autoimmuni dovrebbe essere particolarmente monitorato in tutti gli individui nei quali ci potrebbe essere appunto la predisposizione all’insorgenza
La sindrome di Sjögren[4](tale definizione deriva dal nome del suo scopritore, Henrik Sjögren, oculista svedese che risiedeva e lavorava a Copenaghen e che la descrisse per la prima volta nel 1933) rappresenta una complessa patologia autoimmune cronica ad eziologia sconosciuta, cronica, [5] caratterizzata da infiltrazioni linfocitarie nelle ghiandole esocrine, diminuzione delle funzioni delle ghiandole secretorie salivali/lacrimali e dalla presenza di autoanticorpi circolanti. Può presentarsi come SjS primaria o secondaria, l’ultima delle quali avviene in concomitanza con una o più patologie autoimmuni quali le seguenti:
• artrite reumatoide,
• lupus eritematoso sistemico o LES,
• sclerodermia,
• cirrosi biliare primaria
[5]I progressi attuali nella prevenzione e trattamento terapeutici per la SjS sono ostacolati dalla mancanza di comprensione nella progressione fisiopatologica e clinica della malattia. [6] Attualmente è inesistente una cura specifica, anche poiché trattare tutti i sintomi della sindrome di Sjögren contemporaneamente è praticamente impossibile. Vi è tuttavia una speranza, rappresentata dalla recentissima [6a]scoperta dell’attivazione del percorso dell’interferone-1 (in inglese IFN-1), che svolge un ruolo importante nell’evoluzione della sindrome di Sjögren: molteplici terapie mirano a ridurre o addirittura inibire la produzione di IFN-1 che quindi potrebbe rappresentare un target per piani di trattamento futuri
In un [7]recente studio scientifico è stato rilevato che le cavie di laboratorio alle quali è stato inoculato l’adiuvante di Freund avevano solo anticorpi dimostrabili legati ad un peptide in particolare (fig. 1)
La proteina Ro273-289 è costituita come un peptide antigenico multiplo(multiple antigenic peptide o MAP) ed utilizzato in un test immunoenzimatico collegato: i sieri di vari ceppi prelevati dai topi immunizzati con un peptide monomero Ro273-289 – nel pannello superiore – e dai topi di controllo – nel pannello inferiore – sono stati studiati per il legame al peptide
(Le frecce si riferiscono al punto temporale dell’immunizzazione)
Nel succitato studio scientifico è stato dimostrato che tre dei cinque ceppi studiati hanno avuto una vigorosa risposta immunitaria alla profilassi alla quale erano stati sottoposti con il peptide corto da 60 kD Ro, mentre due ceppi no: gli autoaticorpi anti-SSA / Ro sono presenti a livelli significativamente alti in pazienti con malattie autoimmuni gravi e rappresentano un biomarker diagnostico standard per LES e sindrome di Sjögren[8].
I topi e le cavie immunizzati con brevi peptidi di 60 kDa Ro (SSA), noti per indurre diffusione di epitopi, sviluppano una risposta immunitaria alle particelle ribonucleoproteiche. Questi topi presentano infiltrazioni linfocitarie all’interno delle ghiandole salivari composte principalmente da cellule linfocitarie di tipo T CD4 + (45%), CD8 + (18%), CD19 + (35%) linfociti B in concomitanza con una significativa diminuzione della percentuale di flusso di saliva
La diffusione dell’epitopo è indicativa di minima tolleranza “Ro” e “La” nelle cellule linfocitarie di tipo B e nei compartimenti cellulari T [9-11]. Questo modello tuttavia necessita di profilassi vaccinale ripetuta con peptidi di tipo Ro emulsionati con adiuvante di Freund nel corso di diverse settimane senza che vi sia insorgenza delle patologie autoimmuni fino a 4 mesi dopo la profilassi effettuata, sollevando la questione di uno scenario eziologico completamente differente rispetto a quanto osservato nei pazienti affetti da LES e sindrome di Sjögren
Ciò implica che [2] l’adiuvante di Freund altera la risposta immunitaria sino a poter mascherare l’effettiva presenza degli autoanticorpi specifici della sindrome di Siögren, e cioè gli “Anti-Ro”[Sjögren’s syndrome antigen A (SSA)] [11] e gli “Anti-La” [Sjögren’s syndrome antigen B (SSB)]
Caratteristiche comuni nella sindrome di Sjögren che influenzano la qualità di vita di ogni individuo affetto sono la fatica e la ridotta capacità fisica. [12] È stato monitorato un gruppo di controllo ed in seguito si è potuto verificare che una maggiore attività sportiva –con effetti positivi anche sulle comorbidità, come la salute cardiovascolare– unita ad una migliorata capacità aerobica hanno portato ad una migliore gestione della fatica, avvertendola in maniera meno intensa, a differenza dei livelli di dolore, ansia e depressione che risultano invero senza modifiche
Bibliografia
[1] Olga Vera-Lastra, Gabriela Medina, Maria Del Pilar Cruz-Dominguez, Luis J Jara and Yehuda Shoenfeld. Autoimmune/inflammatory syndrome induced by adjuvants (Shoenfeld’s syndrome): clinical and immunological spectrum | ISSN: 1744-666X [2] Tegan N. Lavoie, Byung Ha Lee and Cuong Q. Nguyen. Current Concepts: Mouse Models of Sjögren’s Syndrome | doi:
10.1155/2011/549107 [3] Harini Bagavant, Seshagiri Rao Nandula, Paulina Kaplonek, Paulina D. Rybakowska and Cuong Q. Nguyen. Alum, an Aluminum Based Adjuvant, Induces Sjögren’s Syndrome-like Disorder in Mice | Published in final edited form as: Clin Exp Rheumatol. 2014 ; 32(2):
251–255 [3a] Pope JE, Stevens A, Howson W and Bell DA. The development of rheumatoid arthritis after recombinant hepatitis B vaccination
| J. Rheumatol. 25(9), 1687–1693 (1998 [4]A Note from Sweden: Recollection of Henrik Sjögren | doi: 10.1007/978-1-560327-957-4_2 [5] Tincani A, Andreoli L, Cavazzana I, et al. Novel aspects of Sjögren’s syndrome in 2012. | PubMed: 23556533 [6] National Institute of Arthritis and Muscoloskeletal and Skin Diseases. Questions and Answers about Sjögren’s Syndrome [6a] Ann Igoe and R. Hal Scofield. Autoimmunity and infection in Sjögren’s Syndrome | doi: 10.1097/BOR.0b013e32836200d2 [7] B. T. Kurien, A. Dsouza, A. Igoe, Y. J. Lee, J. S. Maier-Moore, T. Gordon, M. Jackson and R. H. Scofield. “Immunization with 60 kD Ro peptide produces different stages of preclinical autoimmunity in a Sjögren’s syndrome model among multiple strains of inbred mice” | doi: 10.1111/cei.12094 [8] R. H. Scofield, S. Asfa, D. Obeso, R. Jonsson and B. T. Kurien, “Immunization with short peptides from the 60-kDa Ro antigen recapitulates the serological and pathological findings as well as the salivary gland dysfunction of Sjögren’s syndrome” | Journal of
Immunology, vol. 175, no. 12, pp. 8409–8414, 2005 [9] C. L. Keech, T. P. Gordon and J. McCluskey, “The immune response to 52-kDa Ro and 60-kDa Ro is Linked in Experimental Autoimmunity” | Journal of Immunology, vol. 157, no. 8, pp. 3694–3699, 1996. [10] B. T. Kurien, S. Asfa, C. Li, Y. Dorri, R. Jonsson and R.H. Scofield. “Induction of oral tolerance in experimental Sjögren’s syndrome autoimmunity” | Scandinavian Journal of Immunology, vol. 61, no. 5, pp. 418–425, 2005. [11] P. Reynolds, T. P. Gordon, A. W. Purcell, D. C. Jackson and J. McCluskey. “Hierarchical self-tolerance to T cell determinants within the ubiquitous nuclear self-antigen La (SS-B) permits induction of systemic autoimmunity in normal mice” | Journal of Experimental
Medicine, vol. 184, no. 5, pp. 1857–1870, 1996 [12] Theander E, Theander S, Karlelid L, Strömbeck B. “Sustained effects of a supervised aerobic exercise program (Nordic walking) in women with primary Sjögren’s syndrome. A 4-year follow-up” | Abstract Book, 10th International Symposium on Sjögren’s
syndrome, Brest, France, October 1–3, 2009: p. 49