MTHFR e Sensibilità Chimica Multipla

Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha approfondito il legame tra genetica, metabolismo e salute ambientale, evidenziando come alcune varianti genetiche possano influenzare la risposta individuale a fattori esterni. In particolare, il gene MTHFR (metilenetetraidrofolato reduttasi) è stato al centro dell’attenzione per il suo ruolo critico nel metabolismo del folato e nella regolazione dei livelli di omocisteina. Alterazioni funzionali in questo gene sono state associate a una serie di condizioni patologiche, inclusa la Sensibilità Chimica Multipla (MCS), una sindrome caratterizzata da sintomi multisistemici scatenati dall’esposizione a sostanze chimiche comuni.

Questo articolo esplora il possibile ruolo delle varianti MTHFR nella predisposizione alla MCS, analizzando i meccanismi molecolari e genetici alla base di questa relazione. Inoltre, vengono discussi i potenziali approcci personalizzati per gestire la condizione, enfatizzando l’importanza di una visione integrata che tenga conto di genetica, ambiente e stile di vita. (Davide Suraci, alias autoimmunityreactions, yellowbrain).

La Sensibilità Chimica Multipla (MCS, Multiple Chemical Sensitivity) è una sindrome caratterizzata da sintomi multisistemici scatenati da esposizioni a sostanze chimiche presenti nell’ambiente, spesso a concentrazioni basse rispetto a quelle considerate tossiche per la popolazione generale. Esiste una crescente evidenza che le mutazioni nel gene MTHFR possano contribuire alla vulnerabilità in questa condizione, specialmente attraverso meccanismi legati alla detossificazione, allo stress ossidativo e alla regolazione epigenetica.


1. MTHFR e il suo ruolo nel metabolismo e nella detossificazione

Il gene MTHFR è fondamentale per il ciclo della metilazione e il metabolismo del folato, che hanno un impatto diretto su:

  • Produzione di glutatione:
    Il glutatione è uno dei principali antiossidanti utilizzati dal corpo per la detossificazione di sostanze chimiche e metalli pesanti. Mutazioni MTHFR (es. C677T e A1298C) possono ridurre l’efficienza del ciclo del folato e diminuire i livelli di glutatione, aumentando la suscettibilità a danni tossici.
  • Metabolismo dell’omocisteina:
    Un metabolismo inefficace porta a un accumulo di omocisteina, un composto pro-infiammatorio che contribuisce allo stress ossidativo e al danno cellulare.

Questi fattori combinati possono compromettere la capacità del corpo di neutralizzare e eliminare le sostanze chimiche, predisponendo a reazioni esagerate a esposizioni ambientali.


2. MCS e stress ossidativo

Le persone con MCS mostrano spesso un aumento dello stress ossidativo, un disequilibrio tra produzione di radicali liberi e capacità antiossidante. Le mutazioni MTHFR, specialmente in combinazione con varianti in altri geni correlati, possono amplificare:

  • La produzione di radicali liberi.
  • L’insufficienza di enzimi detossificanti, come quelli legati ai geni GSTT1GSTM1, e SOD2.

Questo circolo vizioso può scatenare i sintomi della MCS, come:

  • Fatica cronica.
  • Problemi cognitivi (nebbia mentale).
  • Reazioni respiratorie o cutanee a sostanze chimiche comuni.

3. Sinergia tra MTHFR e altri geni della detossificazione

In molti casi di MCS, le mutazioni MTHFR si combinano con altre alterazioni genetiche che influenzano la capacità di detossificazione:

  • Geni CYP450 (citocromo P450):
    Coinvolti nella metabolizzazione di farmaci e tossine, varianti in questi geni possono ridurre ulteriormente la capacità del corpo di gestire carichi tossici.
  • Geni GST (Glutatione S-transferasi):
    Varianti che influenzano la sintesi del glutatione o l’uso di questo antiossidante possono accentuare i problemi legati alle mutazioni MTHFR.
  • Geni NAT (N-acetiltransferasi):
    Associati alla metabolizzazione delle ammine aromatiche, mutazioni in questi geni possono rallentare la detossificazione di specifiche sostanze chimiche.

4. Implicazioni epigenetiche

La compromissione del ciclo della metilazione legata a MTHFR può portare a:

  • Alterazioni epigenetiche:
    Una metilazione insufficiente del DNA può influire sull’espressione genica, alterando la regolazione dei geni coinvolti nella risposta immunitaria, nell’infiammazione e nella detossificazione.
  • Sensibilità accresciuta:
    L’epigenetica potrebbe spiegare perché alcuni individui sviluppano MCS mentre altri, esposti agli stessi agenti chimici, rimangono asintomatici.

5. MTHFR e neuroinfiammazione

Molti sintomi della MCS, come la nebbia mentale, i mal di testa e i disturbi dell’umore, sono attribuiti alla neuroinfiammazione. Le mutazioni MTHFR possono influenzare:

  • La sintesi di neurotrasmettitori, come la serotonina e la dopamina, legata al ciclo del folato.
  • L’aumento di citochine pro-infiammatorie, come IL-6 e TNF-α, che possono peggiorare l’infiammazione cerebrale.

6. Approcci pratici per persone con MTHFR e MCS

N.B. Quelli che seguono non sono consigli medici ma ipotesi di detossificazione.

Sebbene non ci sia una cura specifica per la MCS, alcune strategie possono ridurre i sintomi, specialmente se legate a un metabolismo inefficace del folato:

  • Integrazione con folati attivi:
    Utilizzare 5-MTHF (5-metiltetraidrofolato) invece di acido folico per supportare il ciclo della metilazione.
  • Supporto al glutatione:
    • Integrazione con N-acetilcisteina (NAC), precursore del glutatione.
    • Glutatione liposomiale o IV nei casi più gravi.
  • Riduzione del carico tossico:
    • Evitare esposizioni a sostanze chimiche irritanti.
    • Utilizzare filtri per l’aria e l’acqua.
  • Dieta ricca di antiossidanti:
    Consumare alimenti ricchi di vitamina C, vitamina E e polifenoli per combattere lo stress ossidativo.
  • Approccio integrato:
    Monitorare altre varianti genetiche e condizioni metaboliche (es. disbiosi intestinale) che potrebbero influire sulla detossificazione.

7. Conclusione

Le mutazioni MTHFR, specialmente se associate ad altre varianti genetiche e fattori ambientali, possono aumentare la predisposizione alla Sensibilità Chimica Multipla attraverso meccanismi legati alla detossificazione, allo stress ossidativo e all’infiammazione. Un approccio personalizzato basato su genetica, dieta e riduzione delle esposizioni può essere utile per gestire questa complessa condizione.

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    Multiscreen Site

Elaborazione a cura di Davide Suraci1 Gennaio 2025

Vedi anche:

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Il Rischio di Sviluppo di Autoimmunità dopo Vaccinazioni mRNA Covid-19 Pfizer…

In questo studio viene valutato il rischio di sviluppare autoanticorpi ANA dopo vaccinazione mRNA Pfizer. Studio condotto molto bene in quanto è evidenziato statisticamente lo sviluppo di autoanticorpi ANA (caratteristici di molte patologie/reazioni autoimmuni). Leggete tuttavia la conclusioni di questo studio..

“.. Anche se un soggetto risulta positivo per ANA dopo l’immunizzazione, il potenziale patogeno di questi autoanticorpi, il loro significato clinico e per quanto tempo persistono dopo la vaccinazione non sono ancora chiari…”

 “… Dovrebbero ancora essere condotti studi pluriennali che confuterebbero definitivamente l’ipotesi della possibile induzione di malattie autoimmuni da parte dei vaccini a mRNA… “

 “.. L’ampio spettro di interazioni tra le malattie autoimmuni e la vaccinazione SARS-CoV-2 non è completamente compreso…

The Risk of Autoimmunity Development following mRNA COVID-19 Vaccination

Rischio di Sviluppo di Reazioni Autoimmuni post vaccinazione a mRNA nei Bambini.

Di seguito, altri studi recenti in cui viene preso in considerazione il rischio di sviluppo di reazioni autoimmuni post vaccinazione a mRNA nei bambini:

Autoantibody Release in Children after Corona Virus mRNA Vaccination: A Risk Factor of Multisystem Inflammatory Syndrome?

Conclusioni: “…La sindrome infiammatoria multisistemica sembra essere una complicazione dopo COVID-19 e probabilmente con una frequenza minore dopo la vaccinazione SARS-CoV-2.

Queste complicazioni dopo la vaccinazione COVID-19 e SARS-CoV-2 possono essere correlate all’autoimmunità. Tuttavia, gli autoanticorpi accoppiati alla proteina G elevati come nei nostri casi non sono chiaramente correlati ai sintomi clinici e devono essere verificati in modo prospettico dopo la vaccinazione…”

Figura 2. Caso 2: rilascio di autoanticorpi dopo la vaccinazione Pfizer-BioNTech BNT162b2 in una ragazza di 13 anni con tiroidite di Hashimoto. Rispetto ai controlli sani e ai valori basali, abbiamo riscontrato un aumento uniforme degli autoanticorpi funzionali contro i recettori accoppiati alla proteina G e gli anticorpi antiperossidasi tiroidea in una ragazza con una malattia autoimmune nota (dopo la prima vaccinazione BNT162b2); tuttavia, dopo la seconda vaccinazione si è verificato un ulteriore aumento dei soli anticorpi antiperossidasi tiroidea. Anti-AT1R: autoanticorpo anti-recettore dell’angiotensina 1; anti-ETAR: autoanticorpo anti-recettore dell’endotelina; anti-α1 adrenerg: autoanticorpo anti-α1 adrenergico; anti-α2 adrenerg: autoanticorpo anti-α2 adrenergico; anti-β1 adrenerg: autoanticorpo anti-β1 adrenergico; anti-β2 adrenerg: autoanticorpo anti-β2 adrenergico; anti-MC R1: autoanticorpo anti-recettore colinergico-1 muscarinico; anti-MC R2: autoanticorpo anti-recettore colinergico-2 muscarinico; anti-MC R3: autoanticorpo anti-recettore colinergico-3 muscarinico; anti-MC R4: autoanticorpo anti-recettore colinergico-4 muscarinico; anti-MC R5: autoanticorpo anti-recettore colinergico-5 muscarinico.

Meccanismi di Attivazione Immunitaria post-vaccinazione a mRNA.

In questo altro studio vengono messi in luce i meccanismi di attivazione immunitaria conseguenti alle vaccinazioni a mRNA: New-onset autoimmune phenomena post-COVID-19 vaccination

I potenziali meccanismi di attivazione immunitaria innescati dal vaccino COVID-19 Le manifestazioni autoimmuni di nuova insorgenza dopo la vaccinazione contro il COVID-19 sono state ampiamente riportate.

I principali meccanismi attraverso i quali il vaccino COVID-19 innesca l’autoimmunità includono

il mimetismo molecolare, la produzione di particolari autoanticorpi e il ruolo di alcuni adiuvanti del vaccino. Precedenti studi hanno rivelato che l’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe innescare l’autoimmunità, ma l’associazione tra vaccino COVID-19 e fenomeni autoimmuni rimane nebulosa. Il sistema respiratorio presentato come il primo organo invaso da SARS-CoV-2, che potrebbe essere coinvolto nelle reazioni incrociate tra la risposta immunitaria dopo l’infezione da SARS-CoV-2 e le proteine ​​surfattanti polmonari, perché la glicoproteina del picco di SARS-CoV-2 e le proteine ​​​​del surfattante polmonare condividevano 13 dei 24 pentapeptidi. Inoltre, la reazione incrociata tra le proteine ​​SARS-CoV-2 e una varietà di antigeni tissutali potrebbe portare all’autoimmunità contro il tessuto connettivo e il sistema cardiovascolare, gastrointestinale e nervoso. Le infezioni agiscono come trigger ambientali per causare malattie autoimmuni innescate dai vaccini, mentre gli antigeni microbici possono suscitare risposte immunitarie cross-reattive contro gli auto-antigeni. La cross-reattività immunitaria innescata dalla somiglianza tra alcuni componenti del vaccino e specifiche proteine ​​umane potrebbe rendere il sistema immunitario contro gli antigeni patogeni per attaccare proteine ​​simili nella popolazione suscettibile e portare a malattie autoimmuni, un processo noto come mimetismo molecolare. È stato sospettato che i vaccini contro l’influenza, l’epatite B e il papillomavirus umano inneschino l’autoimmunità attraverso il mimetismo molecolare. Inoltre, solo una minoranza dei soggetti vaccinati ha successivamente sviluppato fenomeni autoimmuni, indicando una predisposizione genetica all’autoimmunità indotta da vaccino. Il vaccino potrebbe innescare la risposta immunitaria adattativa per mostrare il suo effetto protettivo, che può stimolare una condizione iperinfiammatoria.

Gli individui sani dopo la vaccinazione mostrano aumenti acuti dell’espressione di IFN di tipo I, stress ossidativo e accumulo di danni al DNA nelle cellule mononucleate del sangue, insieme a un’efficace produzione di anticorpi neutralizzanti anti-SARS-CoV-2. Sprent e King ritengono che gli effetti collaterali dei vaccini COVID-19 siano semplicemente un sottoprodotto di uno scoppio transitorio della generazione di IFN-I concomitante con l’induzione di una risposta immunitaria efficace. Tuttavia, la produzione di particolari autoanticorpi può essere responsabile di questi eventi avversi.

Gli eventi VITT sono stati ampiamente riportati, che plausibilmente attribuiti all’attivazione piastrinica mediata da anticorpi contro il fattore piastrinico 4 (PF4) attraverso le interazioni IgG-FcγR. Inoltre, l’attivazione del complemento innescata dagli anticorpi anti-PF4 sembra essere implicata nella VITT. Tuttavia, Greinacher A et al. ha scoperto che gli anticorpi PF4 indotti dalla vaccinazione non reagiscono in modo incrociato con la proteina spike SARS-CoV-2. Inoltre, l’attivazione del sistema di contatto da parte dell’acido nucleico, il riconoscimento del complemento delle cellule effettrici allergiche che attivano il vaccino, il riconoscimento anticorpale preesistente di polietilenglicoli (PEG) e l’attivazione diretta dei mastociti, insieme a potenziali predisposizioni genetiche o ambientali all’ipersensibilità, spiegano anafilassi ai vaccini mRNA COVID-19.

08/2023 – Traduzione e adattamento a cura di Davide Suraci

Istamina, Dentizione e Autoimmunità

L’istamina è una delle ammine biogene più versatili con molteplici ruoli durante la risposta immunitaria e nei disturbi allergici. Con quattro distinti recettori accoppiati a proteine ​​G (H1R, HER, H3R e H4R), siti di legame istaminico intracellulare (molto probabilmente membri della famiglia del citocromo P450) e un trasportatore di membrana (Organic Cation Transporter; OCT3) espresso in varie cellule immunocompetenti , può intrattenere una complessa rete di interazioni. Queste “vie” di segnalazione sono espresse in modo differenziale, a seconda dello stadio di differenziazione o di attivazione delle cellule bersaglio, aggiungendo così un ulteriore grado di complessità al sistema. Per questo motivo, i dati pubblicati sono a volte in conflitto e variano a seconda del particolare tipo di cella o delle risposte analizzate e degli approcci sperimentali utilizzati.

D’altra parte, l’istamina è generata da diverse cellule durante la risposta immunitaria, non solo attraverso il rilascio di depositi intracellulari in mastociti o basofili in risposta a stimoli IgE-dipendenti o indipendenti, ma anche attraverso la neosintesi catalizzata dall’istidina decarbossilasi (HDC) in un certo numero di cellule ematopoietiche che secernono l’ammina immediatamente senza conservazione preliminare.

Queste caratteristiche consentono all’istamina di mettere a punto il sottile equilibrio tra immunità e tolleranza agendo sulle cellule dendritiche, sulle cellule immunoregolatrici, sulla polarizzazione delle cellule T e sulla produzione di citochine, aprendo la strada a nuove strategie farmacologiche per controllare la reattività immunitaria durante i disturbi immunitari, come l’autoimmunità.

Fonte: Histamine, immune cells and autoimmunity.

Cos’è [01] un’infiammazione? Tale fase corrisponde molto genericamente alla risposta [02] del sistema immunitario a stimoli, sia interni che esterni.

Ci sono cinque segni che possono indicare [01] un’infiammazione acuta:

    • rossore
    • calore e/o aumento della temperatura corporea
    • gonfiore
    • dolore
    • perdita della funzionalità

Si verifica una perdita della funzionalità, ad esempio, quando l’infiammazione ad un arto ne rende impossibile il movimento o quando il [03] l’olfatto viene compromesso durante un raffreddore, oppure quando la respirazione diviene difficoltosa in casi di affezioni delle vie respiratorie.

Nota: non tutti i segni sono presenti in ogni [01] infiammazione: in alcuni casi essi si verificano “silenziosamente” e senza causare alcun sintomo.

Molte differenti [04] cellule immunitarie possono prendere parte ad [01] un’infiammazione, rilasciando sostanze diverse, chiamate mediatori dell’infiammazione: questi includono il [05] tessuto, gli [06] ormoni, la bradichinina – un composto rilasciato nel sangue in alcune circostanze che causa la contrazione della muscolatura liscia e la dilatazione dei vasi sanguigni. È un peptide che comprende nove residui di amminoacidi– e [07] l’istamina. Essi causano l’espansione dei [08] vasi sanguigni presenti nei tessuti infiammati, consentendo ad una maggiore quantità di sangue di raggiungere tali tessuti, che si arrossano e si riscaldano.

Quindi, l’infiammazione è innescata da una lesione o da una ferita dovuta a stimoli interni o esterni, nel nostro caso la dentizione: questa fase comporta uno stress meccanico (dovuto alla crescita dei denti) ed alla fine lacerazione di cellule e tessuti, che rilascia contenuti intracellulari nello spazio extracellulare attivando le cellule immunitarie residenti, che a loro volta rilasciano i cosiddetti “fattori pro-infiammatori”, un cocktail di diverse sostanze chimiche che attivano una poderosa risposta infiammatoria.

L’infiammazione stessa può anche causare patologie autoimmuni croniche.

Un’infiammazione non è sempre una risposta utile del corpo. In alcune malattie il sistema immunitario combatte per errore le proprie cellule, provocando reazioni infiammatorie dannose.

Istamina e sistema istaminergico

[09] Il concetto di “sistema istaminergico ha ottenuto l’accettazione generale solo nel 1984, dopo la dimostrazione immunoistochimica che il nucleo tuberomamillare (TM) era l’unica sede dei neuroni istaminergici e l’origine [10, 11] di proiezioni istaminergiche ampiamente distribuite. Ora si pensa che il sistema istaminergico dei nuclei tuberomamillari (TM) coordini gli stati generali di metabolismo e coscienza, incluso il letargo ed il componente sedativo dell’anestesia.

L’istamina è una molecola di segnalazione presente nello stomaco, nella pelle, nei sistemi immunitario e nervoso. L’ipotalamo posteriore è l’unica fonte di neuroni contenenti istamina, che innervano l’intero sistema nervoso centrale e sono attivi esclusivamente durante la veglia. Tre dei quattro recettori noti dell’istamina metabotropici sono ampiamente espressi nel cervello.

È formata all’interno e rilasciata dai neuroni del sistema nervoso centrale ed è un importante [09, 09a, 12] regolatore di diverse funzioni cerebrali. [13, 14] I recettori dell’istamina sono tutti espressi in modelli distinti nel cervello.

Paradossalmente, l’esistenza di ruoli ben consolidati per l’istamina al di fuori del sistema nervoso è un fattore che ha ostacolato l’accettazione di questa ammina in funzione di messaggero neuronale!

Oltre all’istamina, i nuclei tuberomamillari (TM) contengono altri neurotrasmettitori e modulatori: l’enzima sintetizzante qual è l’acido γ-amminobutirrico GABA e gli [15-17] anticorpi anti-GADA o decarbossilasi dell’acido glutammico (glutamic acid decarboxylase o GAD ) [18] sono presenti in molteplici neuroni tuberomamillari.

Cellule contenenti istamina
Cellule contenenti (e rilasciatrici di) istamina

In molte specie, una percentuale significativa dell’istamina cerebrale totale si trova nei mastociti, da dove viene rilasciata e può influenzare i recettori neuronali, ad esempio durante l’infiammazione. Il [19] ricambio dell’istamina nei mastociti è molto più lento che nei neuroni (si veda l’immagine qui sopra)

L’attività dei neuroni istaminergici è [20, 21] alta durante il risveglio e l’attenzione, e bassi o assenti durante il sonno. Si ritiene che l’inibizione durante il sonno sia principalmente mediata dalla produzione di GABA dall’area preoptica ventrolaterale (VLPO), una regione del cervello che mostra un’elevata attività durante la fase di sonno profondo

Nell’amigdala [22] l’attivazione dei recettori istaminergici (o dell’istamina) H3 migliore il consolidamento della memoria della paura, mentre gli antagonisti dei recettori H3 [23] danneggiano tale memoria della paura. La somministrazione sistemica di R-α-metilistamina, sostanza antagonista dei recettori H3 – che avvia una risposta fisiologica in combinazione con un recettore  [24, 25] migliora la memoria spaziale nelle cavie da laboratorio, in specifico nei topi.

Somministrazione sistemica di R-α-metilistamina, sostanza agonista dei recettori H3Somministrazione sistemica di R-α-metilistamina, sostanza agonista dei recettori H3.

I risultati sono coerenti con il concetto che l’istamina è coinvolta nei meccanismi limbici dell’apprendimento e della memoria, specialmente attraverso il recettore istaminergico H3.

«Riassumendo tutti i documenti scientifici e libri consultati,

l’attivazione di un piccolo numero di cellule classificate come ‘tuberomammillary(il cui nucleo è un sottonucleo del terzo posteriore dell’ipotalamo) è atta al rilascio di istamina, che aumenta successivamente l’eccitabilità nelle cellule bersaglio largamente diffuse nel cervello.

I neuroni istaminergici sono anche in grado di fornire una discreta e rapida neurotrasmissione nel cervello: un certo numero di altri sistemi di trasmettitori è in grado di interagire con i neuroni istaminergici. Il recettore H3 svolge la funzione di ***eterorecettore inibitorio*** [recettori che modulano (in senso positivo o negativo) il rilascio di altri neurotrasmettitori, neuromodulatori oppure neurormoni da parte di neuroni e/o cellule adiacenti].

Così, l’attivazione dei recettori dell’istamina H3 nel cervello diminuisce il rilascio di

• acetilcolina,

• dopamina,

• noradrenalina,

• serotonina,

• alcuni peptidi

Tuttavia, l’istamina – potente regolatore di molte funzioni ipotalamiche, fra cui le risposte neuroendocrine, in particolare il rilascio di vasopressina – può anche aumentare l’attività di alcuni di questi sistemi attraverso recettori H1 e/o H2

I neuroni istaminergici possono partecipare a questi processi, contribuendo a cambiamenti vascolari, ad alterazioni della barriera emato-encefalica, ad alterazioni della funzione immunitaria o addirittura alla morte delle cellule».

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Polimorfismi, Indagini e Suscettibilità ai Fattori Estrinseci

Elenco delle patologie collegate all'espressività del polimorfismo MTHFR.

Di seguito una lista, redatta da specialisti esperti in gastroenterologia e in medicina nutrigenomica in cui vengono suggeriti dei possibili percorsi di indagine sui polimorfismi volti ad accertare la presenza di predisposizioni a patologie croniche/ipersensibilità a fattori stressogeni esterni. NB: non si tratta di una lista di esami prevaccinali volta ad accertare delle eventuali controindicazioni ad uno o più vaccini quanto, piuttosto, di un’indagine orientata ad accertare l’esistenza di sensibilità chimica/genetica/immunologica verso sostanze di varia natura estranee alla fisiologia umana. Secondo le più recenti acquisizioni, esistono nel genoma umano almeno 10.000.000 di polimorfismi, le cui implicazioni col metabolismo, la genetica e il profilo immunologico individuale sono sconosciuti. È chiaro che se tutti questi esami venissero eseguiti sul soggetto per il solo scopo di accertarne la “resistenza ai vaccini” non avrebbe senso farli in quanto la maggior parte dei polimorfismi e le loro interazioni con i fattori ambientali stressogeni sono tutt’ora sconosciuti. In secondo luogo, l’impiego di queste liste di esami (peraltro in continuo aggiornamento) non viene compreso né interpretato e le sue implicazioni ignorate se ci si rivolge a dei medici/specialisti abituati ad operare secondo schemi di indagine, interpretazione, diagnosi e cura privi di riferimenti scientifici. MTHFR (Metilentetraidrofolato reduttasi) è il gene più conosciuto in quanto sono state scoperte molte correlazioni tra le sue forme in omozigosi/eterozigosi e l’espressività di numerose patologie. Di seguito, un elenco.

Patologie che possono esprimersi in presenza di difetti di metilazione.

Elenco delle patologie collegate all'espressività del polimorfismo MTHFR.
Patologie collegate all’espressività del solo MTHFR. (Clicca per ingrandire)

Tuttavia esistono decine e decine di polimorfismi la cui manifestazione dovrebbe essere un segnale d’allarme importante per i professionisti abituati a curare in “scienza e coscienza”  – rispettando il principio di precauzione – e per i genitori responsabili che non intendono far vaccinare i propri figli in virtù di informazioni sempre più aggiornate e supportate dal punto di vista scientifico.

Single Nucleotide Polymorphism - Polimorfismi
Single Nucleotide Polymorphism – Polimorfismi

Nei due elenchi che seguono, alcuni dei polimorfismi sono presenti sia nella lista di John Catanzaro MD che in quella di Andrew Wakefield GE, MD.

Special thanks to John Catanzaro MD, autore del seguente elenco.

Lista completa di sequenziamento dei geni correlati alla malattia: ABCB1, AP1S3, ATG16L1, CARD14, COPA, HLA-C, IL10, IL10RA, IL10RB, IL1RN, IL23A, IL23R, IL36RN, IL6, IRF5, IRGM, LPIN2, MEFV, MVK, NCSTN, NLRC4, NLRP12, NLRP3, NOD2, PLCG2, PSENEN, PSMB8, PSTPIP1, PTPN2, TMEM173, TNFAIP3, TNFRSF1A, TRAF3IP2

“Single Nucleotide Polymorphism” (SNP) e “Single Nucleotide Variations” (SNV) comprovate scientificamente.

Lista delle patologie correlate SNV (Variazioni Singolo Nucleotide): 1p31.1a, ACVRL1+, ARMS2–HTRA1, ASTN2+, c7orf10+, CACNA1A, CARF, CFDP1, EDNRA, ENG+, ESR1+, FHL5, FHL5–UFL1+, GRIA1+, GRIA3, HCRTR2, HCTR1+, HEY2–NCOA7, HPSE2, IGSF9B, KCNK18+, KCNN3, LRP1, LRP1–STAT6– SDR9C7, MEF2D+, MPPED2, MRVI1, MTDH, MTHFR+, NBEA, ADAMTSL4–ECM1~, CCM2L–HCK~, DOCK4–IMMP2L~, FGF6~, GJA1~, GPR149~, ITPK1~, JAG1~, MED14–USP9X~, NOTCH4~, REST–SPINK2~, TGFBR2~, TSPAN2–NGF~, WSCD1–NLRP1~, ZCCHC14~, NOS3, NRP1, NSDHL, PHACTR1+, PLCE1, PRDM16+, RNF213, RYR2+, SLC24A3, SLC6A4, STX1A+, TGFBR2, TNF, TRPM8, TRPM8–HJURP+, YAP1

Lista dei Polimorfismi a Singolo Nucleotide connessi con lo stato di salute in generale: AANT, ACAT1, ACE, ADM, AHCY+, BDNF, BHMT+, BTD, C5, CBS+, COMT+, CoQ2, CoQ3, COX5A, COX6C, CYP27A1, CYP27B1, DHFR, ENPP1, GSS, GSTM1, GSTP+, IGF1, IL10, IL23R, IL6, IL6R, KCNJ11, MAOA, MAOB, MAT1A, MAT2B, MTHFR+, MTR, MTRR+, NLRP6, NOS, NOS3, PDHA1, PDHB, PEMT, PNMT, PTPN22, PTS, QDPR, SHMT1+, SIRT1, SLC19A1, SLC22A5, SLC25A15, SLC25A32, SLC2A1, SOD2, SULT1A3, SUOX+, TGFB1+, TNF-alpha+, TRAF1, TRAP1, USF1, VDR+

Special thanks to Andrew Wakefield GE MD, autore del seguente elenco.

Lista dei test prevaccinali proposti dal Dottor Andrew Wakefield

IgG: test anticorpale per tutti gli antigeni vaccinali per individuare una precedente evidenza di immunità;
PRN: Il test degli anticorpi per la neutralizzazione della riduzione della placca è l’unico test valido per ricercare l’immunità ai virus come morbillo, parotite, rosolia e varicella;
HLA A, B, C, DQ, DR: antigeni leucocitari umani;
Lymphocyte phenotypization: Fenotipizzazione linfocitaria;

Elenco dei Polimorfismi a Singolo Nucleotide proposti da Andrew Wakefield

DNA -SNPs (polimorfismi a singolo nucleotide): SHMT/C1420T, ACAT-1-02, AHCY-19, AHCY-1,2, BHMT-1, 2, 4, 8, CBS-A360A, CBS-C699T, COMT-61, COMT-H62H, COMT-V158M, MAO A-R297R, MTHFR-A1298C, MTHFR-C677T, MTR-A2756G, MTRR-11, MTRR-A66G, MTRR-H595Y, MTRR-K350A, MTRR-R415T, MTRR-S257T, NOS-D298E, SHMT-C1420T, SUOX-S370S, VDR-Fok1, VDR-Taq1, Glutatione transferasi M 1 – GSTM1, Glutatione transferasi GSTP-1, I05V e A114V, Glutatione transferasi T1 – GSTT1, N-acetyltransferasi – NAT 2, Apolipotroteina E- E2, E3, E4, Superossido dismutasi- SOD 3.

Lista dei geni coinvolti nelle varie forme di tiroidite (aggiornamento del 31 Gennaio 2018):

ABCD1, ADA, ADH7, AHCY, AIRE, AITD1, AITD2, AITD4, AKT1, AOX1, ATP5O, AVP, BAX, BGLAP, BMPR1A, C1QA, C1QB, C1QC, C1R, C1S, C2, C3, C4A, C4B, CALCA, CAPZB, CASP8, CBS, CCNA2, CCNB1, CCND3, CD163, CD1A, CD28, CD40, CD58, CD69, CD80, CDKN1B, CDKN2A, CDKN2B, CDKN3, CGA, CHKB, COL1A1, COMT, COQ2, COQ3, COX5A, COX6C, CRH, CRP, CSF1, CTLA4, CXCL8, CYP11A1, CYP17A1, CYP21A2, CYP27B1, DDC, DIO1, DIO2, DIO3, DUOX2, DUOXA2, EDN1, ENO1, FAS, FASLG, FCGR2B, FCRL2, FCRL3, FOXD3, FOXE1, FOXP3, GAD1, GAD2, GH1, GHR, GLIS3, GNAS, GPR174, GPX1, GPX3, GSTM1, GSTM3, GSTP1, HLA-A, HLA-B, HLA-DQA1, HLA-DQB1, HLA-DRB1, HLA-DRB4, HRAS, HSPD1, HT, ICAM1, ICAM3, IFIH1, IFNA1, IFNB1, IFNG, IFNG, IGF1, IGFBP1, IGFBP3, IGSF1, IL10, IL15, IL16, IL17A, IL18, IL1B, IL1R1, IL1RN, IL2, IL22, IL23R, IL2RA, IL2RB, IL4, IL5, IL6, IL7, IL7R, INS, ITPR3, IYD, LEP, LTA, MAOA, MAOB, MAP2K1, MBL2, MC2R, MET, MIF, MTHFR, NCOA4, NKX2-1, NKX2-5, NOS1, NOS2, NOS3, ODC1, PAX8, PDE8B, PICALM, PIK3CA, PLCG2, POMC, POU1F1, PRL, PROP1, PRSS3, PTEN, PTPN22, PTPRC, REN, RYR1, S100B, SCGB3A2, SECISBP2, SELENOS, SERPINA7, SERPING1, SHBG, SIRT1, SLC16A2, SLC1A4, SLC26A4, SLC30A8, SLC3A2, SLC5A5, SLCO1C1, SOD2, STAT3, TFAM, TG, TGFB1, THRA, THRB, TLR3, TMPO, TNF, TNFRSF11B, TNFSF13B, TP53, TP63, TPO, TRAF1, TRAP1, TRHR, TRPV1, TSHB, TSHR, TTR, VDR, VEGFA, ZFAT… (Fonte: GeneSavy)

Endocrinopatie Autoimmuni e Vaccinazioni

MTHFR & Disturbi Neurologici Indotti dalle Vaccinazioni

Iper-attivazione del Sistema Immunitario e Vaccinazioni

Immunità Adattativa e Immunità Innata.
Immunità Adattativa e Immunità Innata.

Un vaccino possiede fra le sue componenti uno o più adiuvanti (generalmente sali di Alluminio) il cui scopo è quello di indurre una iper-attivazione del sistema immunitario. Questa condizione di iper-attivazione, innescata artificiosamente, apre la strada all’azione di uno o più antigeni che fanno parte del vaccino. Questi ultimi attivano il cosìddetto “sistema del complemento(una trentina di tipi diversi di proteine che interagiscono fra loro e con le membrane cellulari durante gli ingaggi antigene-anticorpi). A seguito di queste interazioni vengono attivate le cellule del sistema immunitario (monociti, macrofagi, polinucleati, linfociti B e linfociti T) che sono preposte allo scopo di “competere” con gli antigeni vaccinali. Successivamente alla risposta immunitaria vengono elaborati gli anticorpi specifici che “ingaggeranno” gli antigeni della patologia. 

Così avverrebbe se vi fosse un ingaggio reale con il/i patogeno/i e se il sistema immunitario agisse effettivamente in una condizione di una vera emergenza (si ha solo in questi casi la formazione di una memoria immunitaria persistente nel tempo). È vero anche che i patogeni, col tempo, possono mutare, adattarsi a delle nuove condizioni del sistema immunitario. In questo modo, cambiano le regole di ingaggio e la partita ha di nuovo inizio.

Nella realtà di una somministrazione di uno o più antigeni vaccinali si simula un'”emergenza” con cui il sistema immunitario viene “messo in condizione di massimo allarme” (iper-attivazione) senza che effettivamente abbia luogo una risposta immunitaria efficiente ed efficace e senza che si verifichi un’immunocompetenza specifica per quell'”emergenza“.

Affermare perciò che un individuo vaccinato prenda una forma leggera della patologia per cui è stato vaccinato è una semplificazione della realtà che si fonda sulle sabbie mobili.

Lo dimostra il fatto stesso che abbiamo ormai scoperto come l’immunità indotta artificialmente necessiti di ripetuti richiami a vita (iper-attivazione reiterata) per fare un qualcosa (la difesa immunitaria) di simile a quella che si verifica in condizioni naturali.

A supporto di ciò basti pensare che non esistono studi epidemiologici su larga scala nella fase post-vaccinale.

Le analisi post-vaccinali, oltre a non certificare in nessun modo l’avvenuta immunizzazione con gli antigeni vaccinali (si pensi all’ampio margine di incertezza offerto dalle analisi stesse) non tengono conto del fatto che gli anticorpi plasmati da un sistema immunitario nella sua interezza dinnanzi all’antigene di un virus/batterio possono essere (anzi sono) cosa profondamente differente da quelli indotti artificialmente e in modo massale da uno o più vaccini.

Nella realtà clinica non esiste – per nessun vaccino – una statistica sugli insuccessi: esiste solo il fallimento vaccinale confermato da coloro che sono stati vaccinati ed hanno contratto la malattia; non esistono soggetti che abbiano ottenuto la prevenzione di una data patologia grazie al vaccino anche perché non esistono dati né dimostrazioni scientifiche; esiste inoltre un pool di soggetti (no-responder) che non “riconoscono” il “dio” vaccino in quanto non conforme alla straordinaria complessità dell’organismo umano…