L’istamina è una delle ammine biogene più versatili con molteplici ruoli durante la risposta immunitaria e nei disturbi allergici. Con quattro distinti recettori accoppiati a proteine G(H1R, HER, H3R e H4R), siti di legame istaminico intracellulare(molto probabilmente membri della famiglia del citocromo P450) e un trasportatore di membrana(Organic Cation Transporter; OCT3)espresso in varie cellule immunocompetenti , può intrattenere una complessa rete di interazioni. Queste “vie” di segnalazione sono espresse in modo differenziale, a seconda dello stadio di differenziazione o di attivazione delle cellule bersaglio, aggiungendo così un ulteriore grado di complessità al sistema. Per questo motivo, i dati pubblicati sono a volte in conflitto e variano a seconda del particolare tipo di cella o delle risposte analizzate e degli approcci sperimentali utilizzati.
D’altra parte, l’istamina è generata da diverse cellule durante la risposta immunitaria, non solo attraverso il rilascio di depositi intracellulari in mastociti o basofili in risposta a stimoli IgE-dipendenti o indipendenti, ma anche attraverso la neosintesi catalizzata dall’istidina decarbossilasi(HDC) in un certo numero di cellule ematopoietiche che secernono l’ammina immediatamente senza conservazione preliminare.
Queste caratteristiche consentono all’istamina di mettere a punto il sottile equilibrio tra immunità e tolleranza agendo sulle cellule dendritiche, sulle cellule immunoregolatrici, sulla polarizzazione delle cellule T e sulla produzione di citochine, aprendo la strada a nuove strategie farmacologiche per controllare la reattività immunitaria durante i disturbi immunitari, come l’autoimmunità.
Cos’è [01] un’infiammazione? Tale fase corrisponde molto genericamente alla risposta [02] del sistema immunitario a stimoli, sia interni che esterni.
Ci sono cinque segni che possono indicare[01] un’infiammazione acuta:
rossore
calore e/o aumento della temperatura corporea
gonfiore
dolore
perdita della funzionalità
Si verifica una perdita della funzionalità, ad esempio, quando l’infiammazione ad un arto ne rende impossibile il movimento o quando il [03] l’olfatto viene compromesso durante un raffreddore, oppure quando la respirazione diviene difficoltosa in casi di affezioni delle vie respiratorie.
Nota: non tutti i segni sono presenti in ogni [01] infiammazione: in alcuni casi essi si verificano “silenziosamente” e senza causare alcun sintomo.
Molte differenti [04] cellule immunitarie possono prendere parte ad [01] un’infiammazione, rilasciando sostanze diverse, chiamate mediatori dell’infiammazione: questi includono il [05] tessuto, gli [06] ormoni, la bradichinina – un composto rilasciato nel sangue in alcune circostanze che causa la contrazione della muscolatura liscia e la dilatazione dei vasi sanguigni. È un peptide che comprende nove residui di amminoacidi– e [07] l’istamina. Essi causano l’espansione dei [08] vasi sanguigni presenti nei tessuti infiammati, consentendo ad una maggiore quantità di sangue di raggiungere tali tessuti, che si arrossano e si riscaldano.
Quindi, l’infiammazione è innescata da una lesione o da una ferita dovuta a stimoli interni o esterni, nel nostro caso la dentizione: questa fase comporta uno stress meccanico (dovuto alla crescita dei denti) ed alla fine lacerazione di cellule e tessuti, che rilascia contenuti intracellulari nello spazio extracellulare attivando le cellule immunitarie residenti, che a loro volta rilasciano i cosiddetti “fattori pro-infiammatori”, un cocktail di diverse sostanze chimiche che attivano una poderosa risposta infiammatoria.
L’infiammazione stessa può anche causare patologie autoimmuni croniche.
Un’infiammazione non è sempre una risposta utile del corpo. In alcune malattie il sistema immunitario combatte per errore le proprie cellule, provocando reazioni infiammatorie dannose.
Istamina e sistema istaminergico
[09] Il concetto di “sistema istaminergico“ ha ottenuto l’accettazione generale solo nel 1984, dopo la dimostrazione immunoistochimica che il nucleo tuberomamillare (TM) era l’unica sede dei neuroni istaminergici e l’origine [10, 11]di proiezioni istaminergiche ampiamente distribuite. Ora si pensa che il sistema istaminergico dei nuclei tuberomamillari (TM) coordini gli stati generali di metabolismo e coscienza, incluso il letargo ed il componente sedativo dell’anestesia.
L’istamina è una molecola di segnalazione presente nello stomaco, nella pelle, nei sistemi immunitario e nervoso. L’ipotalamo posteriore è l’unica fonte di neuroni contenenti istamina, che innervano l’intero sistema nervoso centrale e sono attivi esclusivamente durante la veglia. Tre dei quattro recettori noti dell’istamina metabotropici sono ampiamente espressi nel cervello.
È formata all’interno e rilasciata dai neuroni del sistema nervoso centrale ed è un importante[09, 09a, 12]regolatore di diverse funzioni cerebrali. [13, 14]I recettori dell’istamina sono tutti espressi in modelli distinti nel cervello.
Paradossalmente, l’esistenza di ruoli ben consolidati per l’istamina al di fuori del sistema nervoso è un fattore che ha ostacolato l’accettazione di questa ammina in funzione di messaggero neuronale!
Oltre all’istamina, i nuclei tuberomamillari (TM) contengono altri neurotrasmettitori e modulatori: l’enzima sintetizzante qual è l’acido γ-amminobutirrico GABA e gli [15-17] anticorpi anti-GADA o decarbossilasi dell’acido glutammico (glutamic acid decarboxylase o GAD )[18]sono presenti in molteplici neuroni tuberomamillari.
In molte specie, una percentuale significativa dell’istamina cerebrale totale si trova nei mastociti, da dove viene rilasciata e può influenzare i recettori neuronali, ad esempio durante l’infiammazione. Il [19] ricambio dell’istamina nei mastociti è molto più lento che nei neuroni (si veda l’immagine qui sopra)
L’attività dei neuroni istaminergici è [20, 21]alta durante il risveglio e l’attenzione, e bassi o assenti durante il sonno. Si ritiene che l’inibizione durante il sonno sia principalmente mediata dalla produzione di GABA dall’area preoptica ventrolaterale (VLPO), una regione del cervello che mostra un’elevata attività durante la fase di sonno profondo
Nell’amigdala [22]l’attivazione dei recettori istaminergici (o dell’istamina) H3 migliore il consolidamento della memoria della paura, mentre gli antagonisti dei recettori H3 [23]danneggiano tale memoria della paura. La somministrazione sistemica di R-α-metilistamina, sostanza antagonista dei recettori H3 – che avvia una risposta fisiologica in combinazione con un recettore –[24, 25]migliora la memoria spaziale nelle cavie da laboratorio, in specifico nei topi.
Somministrazione sistemica di R-α-metilistamina, sostanza agonista dei recettori H3.
I risultati sono coerenti con il concetto che l’istamina è coinvolta nei meccanismi limbici dell’apprendimento e della memoria, specialmente attraverso il recettore istaminergico H3.
«Riassumendo tutti i documenti scientifici e libri consultati,
l’attivazione di un piccolo numero di cellule classificate come ‘tuberomammillary’ (il cui nucleo è un sottonucleo del terzo posteriore dell’ipotalamo) è atta al rilascio di istamina, che aumenta successivamente l’eccitabilità nelle cellule bersaglio largamente diffuse nel cervello.
I neuroni istaminergici sono anche in grado di fornire una discreta e rapida neurotrasmissione nel cervello: un certo numero di altri sistemi di trasmettitori è in grado di interagire con i neuroni istaminergici. Il recettore H3 svolge la funzione di ***eterorecettore inibitorio*** [recettori che modulano (in senso positivo o negativo) il rilascio di altri neurotrasmettitori, neuromodulatori oppure neurormoni da parte di neuroni e/o cellule adiacenti].
Così, l’attivazione dei recettori dell’istamina H3 nel cervello diminuisce il rilascio di
• acetilcolina,
• dopamina,
• noradrenalina,
• serotonina,
• alcuni peptidi
Tuttavia, l’istamina – potente regolatore di molte funzioni ipotalamiche, fra cui le risposte neuroendocrine, in particolare il rilascio di vasopressina – può anche aumentare l’attività di alcuni di questi sistemi attraverso recettori H1 e/o H2
I neuroni istaminergici possono partecipare a questi processi, contribuendo a cambiamenti vascolari, ad alterazioni della barriera emato-encefalica, ad alterazioni della funzione immunitaria o addirittura alla morte delle cellule».
[09] Haas et al. – The role of histamine and the tuberomamillary nucleus in the nervous system | doi: 10.1038/nrn1034
[09a] Scott T. Brady. – Basic Neurochemistry – Principles of Molecular, Cellular and Medical Neurobiology – Eighth Edition | ISBN: 978-0-12-374947-5
[10] Panula, P., Yang, H. Y. & Costa, E. – Histamine-containing neurons in the rat hypothalamus. Proc. Natl Acad. Sci. USA 81, 2572–2576 (1984). The first direct demonstration of the histaminergic system in the brain; see also reference 11
[11] Watanabe, T et al. – Distribution of the histaminergic neuron system in the central nervous system of rats: a fluorescent immunohistochemical analysis with histidine decarboxylase as a marker. Brain Res. 295, 13–25 (1984). The first direct demonstration of the histaminergic system in the brain; see also reference 10. The research group oh Hiroshi Watanabe represented a major focus of histimanine research
[13] Bouthenet, M. L., Ruat, M., Sales, N., Garbarg, M. & Schwartz, J. C. – A detailed mapping of histamine histamine H1- receptors in guinea-pig central nervous system established by audiography with iodolpyramine | doi: 10.1016/0306-4522(88)90167-4
TheJ.C. Schwartz and his group have made some of the most important contributions in the fields of biochemistry and pharmacology of histamine in the brain. They detected and characterized the H2-autoreactor
[15] Sakai et al. – Sleep-Waking Discharge of Ventral Tuberomammillary Neurons in Wild-Type and Histidine Decarboxylase Knock-Out Mice | doi: 10.3389/fnbeh.2010.00053
[16] Vincent S.R et al. – Hypothalamic gamma-aminobutyric acid neurons project to the neocortex | doi: 10.1126/science.6857253
[17] Takeda N. et al. – Immunohistochemical evidence for the coexistence of histidine decarboxylase-like and glutamate decarboxylase-like immunoreactivities in nerve cells of the magnocellular nucleus of the posterior hypothalamus of rats | pmid: 6594708
[18] Ericson et al. – GABA-like immunoreactivity in the tuberomammillary nucleus: An electron microscopic study in the rat | doi: 10.1002/cne.903050309
[19] Jack R.Cooper et al. – The Biochemical Basis of Neuropharmacology | ISBN-10: 0-19-514007-9
[20] Helmut Haas & Pertti Panula – The role of histamine and the tuberomamillary nucleus in the nervous system | doi: 10.1038/nrn1034
[21] Parmentier et al. – Anatomical, Physiological, and Pharmacological Characteristics of Histidine Decarboxylase Knock-Out Mice: Evidence for the Role of Brain Histamine in Behavioral and Sleep–Wake Control | PMID: 12196593
[22] Cangioli et al. – Activation of histaminergic H3 receptors in the rat basolateral amygdala improves expression of fear memory and enhances acetylcholine release | doi: 10.1046/j.1460-9568.2002.02092.x
[23] Baldi et al. – The H3 receptor protean agonist proxyfan enhances the expression of fear memory in the rat | doi: 10.1016/j.neuropharm.2004.09.009
[24] Divya Vohora –The Third Histamine Receptor: Selective Ligands as Potential Therapeutic Agents in CNS Disorders | ISBN-10: 1-4200-5392-2
[25] Rubio et al. – Improvement of spatial memory by (R)-alpha-methylhistamine, a histamine H(3)-receptor agonist, on the Morris water-maze in rat | doi: 10.1016/S0166-4328(01)00328-X
L’attenzione di numerosi ricercatori è sempre più orientata alla ricerca delle cause, dei fisiologismi e delle conseguenze dello stress ossidativo. Comprendere i fisiologismi del danno ossidativo significa modificare radicalmente sia le modalità di approccio diagnostico che quelle terapeutiche. In questa disamina viene evidenziata la natura dello stress ossidativo e le sue varie tipologie, focalizzando l’attenzione sulla serie limitata del DNA mitocondriale e sul fatto che i danni individuati in questa serie sono numericamente superiori a quelli individuati nel DNA nucleare. L’espressività genica viene fortemente condizionata da moltissimi fattori stressogeni e, tra questi, i componenti vaccinali. Quali effetti sul metabolismo cellulare? Quali conseguenze sul metabolismo dei tessuti, degli organi, dei sistemi? Quali implicazioni con il numero sempre crescente di patologie autoimmuni? A voi il percorso di conoscenza. (Premessa a cura di Davide Suraci, alias autoimmunityreactions, alias yellowbrain)
Tipi di danni ossidativi a mitocondri e mtDNA
[1]È possibile che si verifichino diversi tipi di danni ossidativi, di cui solo una [1a]serie limitata è stata specificamente individuata nel DNA mitocondriale, mentre si sospetta che la [1b]maggior parte di questo tipo di danni si verifichi nei mitocondri a causa delle condizioni ossidative della matrice. [1c]È noto da oltre un decennio che il livello stazionario del danno ossidativo nell‘mtDNA è superiore a quello dell‘nDNA: [1b]il DNA mitocondriale subisce 3-10 volte più danni del DNA nucleare a seguito di stress ossidativo. I danni endogeni ed ambientali influiscono quindi sul metabolismo del DNA mitocondriale che, avendo delle limitatissime capacità di autoriparazione, è maggiormente soggetto a mutazioni.
Nel
medesimo periodo di tempo, i ricercatori hanno identificato e
misurato varie forme di [2]danno
endogeno ed ambientale del DNA mitocondriale o mtDNA
–ossia
il DNA collocato all’interno dei mitocondri con 16.569 paia di basi
e 37 geni che codificano 13 polipeptidi, 22 tRNA e 2rRNA, che è
coinvolto nella produzione di proteine necessarie alla respirazione
cellulare–
esplicando i suoi percorsi di riparazione. È interessante notare che
i mitocondri [2a]sembrano
contenere solo una parte dei molteplici meccanismi di riparazione
dell‘nDNA,
o DNA
nucleare,
anche se il loro tipo di danno [2b]caratterizza
anche il DNA mitocondriale, la cui ridotta capacità di riparazione
può quindi, in parte, spiegare l’alta frequenza di mutazioni
del cromosoma mitocondriale
[1b]Negli
ultimi 15 anni è stato effettivamente evinto che nei mitocondri
mancano gli enzimi necessari per la riparazione dell’escissione
nucleotidica, la via principale per l‘eliminazione degli addotti al
DNA –in
genetica molecolare, un addotto al DNA è un frammento
del DNA covalentemente legato ad una sostanza chimica,
che potrebbe rappresentare l‘inizio
della formazione di cellule cancerose–
risultanti dall’esposizione ai raggi UV,
dall‘esposizione/ingestione a/di idrocarburi policiclici aromatici
cancerogeni ed agenti chemioterapici
[2c]A
differenza del DNA
nucleare, caratterizzato
da meccanismi multipli per la propria riparazione, i mitocondri
appaiono dunque limitati nella loro capacità di correggere
tutte le possibili forme di danno sia proprie che al DNA
mitocondriale
[3]Poiché
la replicazione dell’mtDNA
dipende dalla trascrizione genica, un suo eventuale danno può
alterare l’espressione
genica mitocondriale nei seguenti modi:
•
causa
[3a]errori
di incorporazione del neuclotide del DNA-polimerasi di tipo γ che
portano a mutazioni
Le
mutazioni possono essere spontanee, ereditarie da parte di madre,
oppure il risultato appunto di difetti del DNA nucleare presenti in
quei geni che mantengono il DNA mitocondriale
•
[3b]interferisce
con il priming della replicazione dell‘mtDNA per quel che concerne
RNA-polimerasi;
La
replicazione del DNA mitocondriale e la correlata trascrizione sono
strettamente correlate, in quanto il sistema per la
trascrizione mitocondriale fornisce le trascrizioni per i primer RNA
per la replicazione di DNA mitocondriale ed espressione genica
• induce [3c]mutagenesi trascrizionale oppure terminazione prematura della trascrizione
L‘espressione genica mitocondriale è fondamentale per mantenere l’omeostasi cellulare: il suo controllo è unico in quanto i suoi componenti hanno doppia origine nei mitocondri (tutti gli RNA) e nel nucleo (tutti i fattori proteici). La regolazione della sintesi e della degradazione degli mtRNA, ossia RNA mitocondriali, determina i livelli stazionari delle proteine codificate a livello mitocondriale, permettendo così un accurato controllo del metabolismo energetico mitocondriale, creando quindi quelle basi affinché le cellule possano adattarsi alle variazioni degli stress ambientali e soddisfare le nuove richieste di energia cellulare. I difetti nell’espressione genica mitocondriale possono portare a disfunzioni della catena respiratoria con conseguente fenotipo di malattia multisistemica, che colpisce prevalentemente i tessuti muscolari e neuronali
[4]La replicazione e la funzione mitocondriale richiedono proteine codificate nel DNA nucleare; pertanto, la loro funzione nel complesso è sotto doppio controllo genetico
Ruolo e funzioni dei mitocondri
I [4]mitocondri ospitano il piccolo genoma circolare nelle cellule umane che è essenziale per la vita
Le
molteplici funzioni svolte dai mitocondri,
in particolare il loro [4a]coinvolgimento
nella regolazione della risposta immunitaria innata, ne fanno un
bersaglio privilegiato per i patogeni batterici in quanto
rappresentano una [4b]componente
chiave del metabolismo centrale attraverso la produzione e
la sintesi di adenosina trifosfato (in inglese Adenosine
Triphosphate o ATP) e di varie biomolecole
[4c]Tutte
le vie metaboliche della degradazione
ossidativa di
carboidrati, acidi grassi ed amminoacidi convergono in una tappa
finale, in cui l’energia prodotta dalle ossidazioni viene
utilizzata per la sintesi di adenosina
trifosfato o ATP,
che
si verifica in seguito al trasferimento degli elettroni, sottratti
durante le ossidazioni, all’ossigeno
Oltre
ad avere un ruolo cardine nella [4a]risposta
immunitaria innata, i mitocondri
partecipano anche alla [4d]segnalazione
cellulare attraverso la produzione di specie reattive
dell’ossigeno (in inglese reactive oxygen species o ROS)
che danneggiano i lipidi di membrana e le proteine, oltre al DNA
mitocondriale o mtDNA
ed infine il [4e]controllo
dell’omeostasi del calcio e il controllo della sopravvivenza
cellulare / morte cellulare programmata
Caratteristica
dei mitocondri
è che [5]l’ambiente
della matrice mitocondriale è piuttosto inospitale per le
macromolecole che vi risiedono. Sia la [5a]capacità
metabolica che la composizione della membrana dei mitocondri rendono
la matrice di questi organelli un probabile sito per la generazione
di una serie di aldeidi reattive. Le aldeidi, prodotte
fisiologicamente nei nostri tessuti, vengono secrete in aumentato
numero, ad esempio durante il metabolismo degli alcolici, e possono
entrare nell’organismo umano anche dall’ambiente, dove sono
presenti con altri agenti reattivi
Durante
la normale risposta immunitaria, [5b]i
mitocondri divengono promotori dell’infiammazione,
che svolge un ruolo cardine: [5c]l’infiammazione
è il tentativo dell’organismo di proteggersi da situazioni nelle
quali, senza essa ed i suoi effetti secondari che svolgono un ruolo
di limite, avverrebbero conseguenze più dannose
Il
suddetto concetto viene megnificamente esplicitato dal Prof.
Dr. George Vithoulkas insieme allo studioso ricercatore Stefano
Carlino nella loro pubblicazione scientifica dal titolo [5c]«The
“continuum” of a unified theory of disease»,
che porta in evidenza come l’organismo umano invii tutta una serie
di segnali (i c.d. sintomi)
in modo tale che essi possano essere accompagnati dolcemente,
piuttosto che soppressi, rispettando quindi l’organismo nella sua
interezza e totalità. Qualora si “sopprima” un sintomo,
evitando d’ascoltare il messaggio che esso porta, ecco che nel
tempo la serie di segnali aumenta in termini d’intensità e
profondità sino a coinvolgere in crescendo gli organi vitali più
importanti: in caso anche dopo tale fase questi segnali continuino ad
esser ignorati sopprimendone i sintomi, diverranno ulteriormente
intensi e prenderanno il sopravvento su tutto l’organismo
[5d]Lo
stress
ossidativo
–noto
come causa di induzione di allergie, patologie autoimmuni o
neurodegenerative con alterazione della crescita cellulare ed
infezioni croniche–
prodotto da un’infiammazione irrisolta e persistente (low
grade inflammation)
può esser un fattore importante coinvolto nel cambiamento della
dinamica delle risposte immunitarie, apportando alterazioni che
creano un caos immunologico con conseguente perdita di integrità
architettonica delle cellule e dei tessuti, portando a condizioni
croniche e/o neoplasia, cancro metastatico ed angiogenesi
Ad
ulteriore conferma del suddetto concetto vi è quanto scoperto nello
[5e]studio
scientifico «Stimulated
Human Mast Cells Secrete Mitochondrial Components That Have Autocrine
and Paracrine Inflammatory Actions»:
la somministrazione intraperitoneale di mtDNA isolato da cellule LAD2
nei ratti è stato rilevato nel loro siero entro 4 ore, indicando che
mtDNA extravascolare potrebbe entrare nella circolazione sistemica.
La secrezione dei componenti mitocondriali da parte dei mastociti
vivi stimolati può agire come “autopatogeno” contribuendo alla
patogenesi delle malattie infiammatorie
Le
molteplici sostanze chimiche presenti nell’ambiente, i metaboliti
dei componenti dietetici, i farmaci nelle terapie cliniche e/o in
generale le procedure mediche, oltre all’esposizione ai raggi UV
–si
noti che [Ib,
II]l’irradiazione
con la luce solare è
un fattore differente ed ha un ruolo importantissimo per la reazione
enzimatica e la [I]fosforilazione
ossidativa,
tematica qui di seguito approfondita–
sono fonti esterne di danni al DNA mitocondriale
[IIIa]I succitati elementi amplificano nell’organismo la produzione di lesioni endogene del DNA e generano addotti unici al DNA, oltre a – fra i molteplici possibili effetti consequenziali – inibire la trascrizione mitocondriale. Pertanto, nella valutazione dell’esposizione ambientale o della tossicità di una profilasi farmacologica, si dovrebbe considerare come possibile conseguenza la disfunzione dell’espressione genica mitocondriale o la mutagenesi dell’mtDNA
Danni al DNA nucleare versus DNA mitocondriale
[6]Mentre
il DNA nucleare è racchiuso in nucleosomi,
le molecole di mtDNA sono strettamente associate alla matrice
mitocondriale e formano strutture compatte quali i nucleoidi
A
differenza dei geni nucleari, ognuno dei quali ha spesso più
promotori dedicati,
[6a]tutti
i geni mitocondriali sono espressi insieme da tre soli promotori, che
sono riconosciuti dal meccanismo di trascrizione basale
mitocondriale: la polimerasi dell’RNA mitocondriale, e i fattori di
trascrizione mitocondriale Tfam e Tfb2m
I
nucleotidi
sono composti da complessi proteici che includono proteine coinvolte
nella replicazione e nella trascrizione, come i seguenti tre
promotori dei geni mitocondriali:
•
fattore
di trascrizione mitocondriale A, che svolge un ruolo
significativo nella replicazione dell’mtDNA,
nella trascrizione e nella struttura/organizzazione del nucleoide
mitocondriale;
•
polimerasi
gamma, che è coinvolto nel mantenimento della stabilità
genomica mitocondriale;
•
proteina
legante a singolo filamento mitocondriale (in inglese
single-strand binding protein o RPA), che
insieme al fattore di trascrizione
mitocondriale A ha il compito di sintetizzare una replica
esatta del genoma mitocondriale durante il processo di replicazione
Per
combattere i danni al DNA
nucleare,
i mitocondri possiedono percorsi di riparazione che comprendono
proteine
di riparazione codificate da geni nucleari che vengono trasportate ai
mitocondri.
È ancora piuttosto poco chiaro se questi enzimi di riparazione
preesistano nei mitocondri al momento del danno o vi si trasferiscano
in risposta ai segnali di danno
Le
vie di riparazione del DNA
nucleare
sono le seguenti:
•
[2a]inversione
diretta (in inglese direct
reversal
o DR)
tramite il controllo dell’attività
del gene glycosylasea uracile DNA (UNG) negli estratti mitocondriali;
•
riparazione
del disequilibrio (in inglese mismatch
repair
o MMR)
tramite la correzione dei disallineamenti nel DNA della polimerasi
-sintetizzato;
•
riparazione
della rottura del doppio filamento (in inglese double-strand
break repair
o DSBR)
tramite la replicazione dei filamenti di DNA principali e dei
filamenti di DNA in fase di sviluppo;
•
riparazione
dell’escissione di base (in inglese base
excision repair
o BER),
che inizia con riconoscimento
ed eliminazione di una base danneggiata oppure inadeguata da parte
della glicosilasi del DNA che scinde il legame N-glicosilico fra la
base ed il glucosio;
•
sintesi
della translesione (in inglese translesion
synthesis
o TLS),
comporta
il passaggio temporaneo dalle polimerasi δ e ε replicative alle
polimerasi a rischio di errore, come la pol η, con siti attivi
abbastanza grandi che possono ospitare lesioni del DNA, permettendo
così il loro bypass
Un
ampio [6b]spettro
di danni sia al DNA
nucleare
che al DNA
mitocondriale
viene arrecato dagli ossidanti liberi sia radicali che non radicali
generati all’interno delle cellule
In
tale range sono comprese [6c]piccole
modifiche alle basi, come 8-oxo-2′-deossiguanosina (8-oxo-dG) o
8-oxo-7,8-diidro-2′-deossiguanosina (8-oxodG) –sia
nel DNA
nucleare
che mitocondriale
è una delle forme predominanti di lesioni
ossidative
indotte dai radicali liberi ed è stata quindi ampiamente utilizzata
come biomarcatore per lo stress ossidativo e la carcinogenesi–
ed [6d]insulti
alla spina
dorsale zucchero-fosfato –importante
componente strutturale del DNA
nucleare
che si compone di 5 zuccheri carboni disossiribososio e gruppi
fosfato, estremamente importanti nella funzione del DNA
nucleare
stesso–
come siti
abasici,
anelli
ossidati di desossiribosio
e rotture
del filamento del DNA,
solo per citarne alcuni
[1b,
2c]Fino
ad oggi, solo una serie limitata di questi danni caratteristici sia
del DNA
nucleare
che del DNA
mitocondriale
sono stati specificamente rilevati in
quest‘ultimo,
ma si sospetta che la maggior parte di essi si verifichi nei
mitocondri,
a causa delle condizioni ossidative della matrice
mitocondriale
I
casi di danno dei [7]siti
abasici, dovuti principalmente alla perdita di purina dal DNA, si
verificano ad un livello stazionario di >50.000 siti per cellula
nei tessuti dei mammiferi. Il [7a]cervello,
ricco di mitocondri, ha il maggior numero di siti abasici
Il
2′-deossiriboso del sito abasico può essere [7b]ossidato
per formare zuccheri modificati e rotture di singoli filamenti. I
siti abasici e le rotture del filamento a filo singolo (in inglese
single
strand breaks
o SSBs)
sembrano essere le forme predominanti di danno all‘mtDNA
prodotto da H2O2
–perossido
di idrogeno,
noto anche come acqua
ossigenata,
è il più semplice dei perossidi–
e dallo stress ossidativo indotto dai rotenoni nelle cellule in
coltura
Oltre a danneggiare direttamente il cromosoma mitocondriale, [8]gli ossidanti biologici possono reagire con i nucleotidi liberi producendo substrati aberranti per la sintesi del DNA mitocondriale e dell’RNA: mentre i mitocondri possiedono un enzima in grado ad esempio di eliminare 8-oxo-2′-deossiguanosina (8-oxo-dG) dal gruppo di substrati, possono verificarsi e persistere anche altri danni ai nucleotidi
Fosforilazione e fotocatalisi
[I]La fosforilazione ossidativa –nelle cellule eucariotiche ha luogo nei mitocondri –corrisponde alla sintesi di ATP ed induce la generazione di [Ia]una serie di molecole reattive all’interno dei mitocondri, a causa della fuga di elettroni dalla catena di trasporto; [Ib]in tale contesto la fotocatalisi –sistema catalitico attualmente poco noto che applica l’irraggiamento solare e reazioni foto-chimiche– implica raggiungere/attivare nei mitocondri i processi di eccitazione degli atomi delle molecole di acqua presenti nei mitocondri stessi, decomponendone alcune molecole in ossigeno e idrogeno, rilasciando quindi elettroni
I processi metabolici nei mitocondri generano [3a]lesioni del DNA che è impossibile riparare ed interferiscono con la replicazione e la trascrizione dell’mtDNA per tutti quei tessuti altamente dipendenti dall’ossigeno e quindi dalla fosforilazione ossidativa, anche indirettamente correlati in quanto semplicemente beneficiano degli effetti conseguenti alla fosforilazione stessa, come [II]quelli di:
• cervello,
in specifico sistema nervoso centrale e periferico;
• muscolo cardiaco, scheletrico e muscolatura liscia in generis;
• pancreas, in specifico cellule β pancreatiche produttrici di insulina;
• reni
Al
contempo si evidenzia che [Ib,
III]negli
ultimi anni sono stati trovati numerosi enzimi che mostrano uno
spettro di reazione completamente diverso o esteso in conseguenza
alla fotocatalisi
, ossia all’irradiazione
con la luce solare,
in specifico a tipo, quantità e latitudine di irradiazione solare
giornaliera
Ad
oggi [IV]l’attivazione
fotochimica degli enzimi non è ancora diventata un approccio
standard: uno dei fattori limitanti è stata la cinetica
relativamente scarsa di trasferimento degli elettroni fotoeccitati
all’enzima, un altro è rappresentato dalla generazione di forti
ossidanti e radicali liberi reattivi
[8a]Una
degradazione dell’mtDNA
si verifica per compensare lo squilibrio del gruppo nucleotidico, al
fine di ripristinare i rapporti di nucleotidi necessari per una
corretta sintesi del DNA
mitocondriale stesso
I
genomi ed i loro nucleotidi precursori sono altamente esposti a
specie reattive dell’ossigeno (in inglese reactive oxygen
species o ROS), generati sia come sottoprodotti
della respirazione dell‘ossigeno o esecutori molecolari nella
difesa dell‘ospite, sia per esposizione ambientale a radiazioni
ionizzanti e sostanze chimiche
Il
[9]superossido,
non potendo diffondersi attraverso la membrana mitocondriale interna
(in inglese Inner Mitochondrial Membrane o IMM)
si limita alla matrice mitocondriale, dove può interagire con
le proteine Fe-S per liberar ferro / esser convertito in perossido di
idrogeno dalla dismutasi manganese-superossido, Mn-SOD
[9a]
Il perossido
di idrogeno, a differenza del superossido, può diffondersi
attraverso la membrana mitocondriale interna, eppure rimanendo nella
matrice può essere sottoposto alla chimica di Fenton con Fe(II) per
produrre radicali idrossili, altamente reattivi nei confronti del DNA
e degli acidi grassi polinsaturi (in inglese Polyunsaturated Fatty
Acids o PUFAs)
[9b]L’auto-ossidazione
dei legami insaturi negli acidi grassi polinsaturi porta alla
formazione di prodotti aldeidi distintivi che vengono regolarmente
neutralizzati dalla coniugazione del glutatione
o dall’attività dell’aldeide
deidrogenasi nei mitocondri
[10]Le
membrane esterna mitocondriale e quella plasmatica cellulare, i DNA
nucleare e mitocondriale possono essere esposti ad una diversa
miscela di aldeidi α,β-insaturi, ossidanti non radicali –i
più diffusi sono 4-HNE,
malondialdeide
(MDA),
acroleina
e crotonaldeide–
in grado d’indurre alterazioni delle proteine e del DNA
mitocondriale
nella matrice e di diffondersi verso l’esterno attraverso la
membrana
mitocondriale interna
Negli
ultimi anni sono stati studiati i [11]polimorfismi
mitocondriali del DNA e le mutazioni somatiche, al fine di
comprendere l’ereditarietà delle patologie umane, la longevità e
la migrazione delle popolazioni: alcune sequenze del cromosoma del
DNA mitocondriale sembrano essere instabili nel corso naturale
dell’invecchiamento, così come molte variazioni di singoli
nucleotidi nel mtDNA sono benigne, ma alcune favoriscono l’insorgenza
di patologie
La
[11a]neurodegenerazione
osservata durante sia l’invecchiamento che alcune patologie può
insorgere a causa di insulti multipli che impattano
sull’mtDNA, alcuni dei quali possono inibire la sintesi di pol γ
per indurre mutagenesi e delezioni di mtDNA
Le cellule [11b]possono contenere migliaia di copie del cromosoma mitocondriale, e prima che in una cellula sorgano fenotipi biochimici dev’essere compromesso un determinato livello di soglia dell‘mtDNA: parrebbe quindi esserci un [11c]controllo orchestrato delle condizioni della matrice mitocondriale, della dinamica mitocondriale e dei meccanismi di mantenimento dell‘mtDNA che permettono un cambiamento genetico naturale, prevenendo al contempo mutazioni e degradazione patogenetiche dell‘mtDNA
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[1]Anergia, ovvero quando il sistema immunitario risponde con una “non-infiammazione” dei tessuti, ovvero uno stato di immunoresponsività, ossia di inattivazione o assenza d’infiammazione durante una normale risposta immunitaria. Perché il sistema immunitario in sviluppo dunque minimizza la produzione di citochine e chemochine pro-infiammatorie e la produzione di cellule linfocitarie di tipo T rispetto a quella delle cellule linfocitarie di tipo B? Ci sarà pure una ragione per cui il sistema immunitario in età pediatrica è in grado di modulare la propria risposta antiinfiammatoria – di fatto neutralizzandola – nei confronti del microbiota (soprattutto a livello intestinale)? Dunque un “fattore di tempestività” (il sistema immunitario infantile che si “concilia” con il microbiota intestinale lasciandogli fare il suo lavoro preparatorio – il terreno – al futuro sistema immunitario) pre-ordinato dalla genetica, unito ad un“fattore di opportunità” (una dichiarazione di pace e di cooperazione finalizzata ad una coesistenza reciproca) per il mantenimento, in definitiva, di un’omeòstasi duratura fra il corpo umano e i miliardi di microorganismi ospitati nel suo microbiota
In presenza di stimoli microbici, i macrofagi intestinalipresenti nella mucosa intestinale [2] attuano una produzione ‘minimizzata’, ossia quasi pressoché nulla di citochine in contemporanea alla[3] sotto-regolazione di chemochine pro-infiammatorie: è interessante constatare come la mucosa dell’intestino tenue(o piccolo intestino)sia caratterizzata dall’[1]assenza d’infiammazione, nonostante la costante esposizione a batteri immunostimolanti ed a prodotti batterici in generis
Il sistema immunitario in sviluppo è quindi caratterizzato dalla produzione [4, 5] ‘minimizzata’ di citochine pro-infiammatorie e dallo sviluppo ‘asimmetrico’ delle cellule linfocitarie di tipo T rispetto a quelle di tipo B a favore di risposte regolatorie
Nonostante tale risposta immunitaria così ‘smussata’ potrebbe portare ad un’elevata suscettibilità alle infezioni, tale connubio regolatorioassicura che la colonizzazione dei microorganismi nel tratto gastro-intestinale avvenga senza rilascio di citochine/chemochine pro-infiammatorie, e quindi in[1]anergia, ossia con la caratteristica dell’inattivazione o assenza d’infiammazione
[6] La mucosa intestinale contribuisce quindi a mantenere l’omeostasi, al fine di prevenire un’auto-infiammazione tramite l’attivazione di una profonda sottoregolazione (o regolazione negativa) nel rilascio (avvenente appunto solamente dai 7 anni d’età in poi) di citochine e chemochine pro-infiammatorie da parte dei macrofagi
[2]Tale sottoregolazione in ambito intestinale si estende anche ai recettori Toll-like (in inglese Toll-like Receptor o TLR ) – indotti dal rilascio delle citochine stesse – in quanto tali recettori sono macrofagi intestinali appartenenti alla categoria dei recettori Toll-like, nello specifico TLR3-TLR9. Tale sottoregolazione, estesa ai recettori Toll-like, appartenenti ad una serie di profili molecolari microbo-associati, è caratterizzata a sua volta dall’[1]anergia, ossia dell’inattivazione o assenza d’infiammazione
La sottoregolazione da parte dei macrofagi intestinali per la produzione di interleuchine o IL[2a] interessa anche quella di liposaccaridi e persino quella di IgA, anch’essa atta a promuovere e mantenere un ambiente antinfiammatorio
[2, 7-8b] Molteplici studi scientifici hanno confermato come nell’organismo umano, sino ai 7 anni, sia innaturale la presenza di un elevato numero di citochine e chemochine, e come invero vi sia[9-11] interconnessione della regolazione immunitaria, che include la modulazione del sistema immunitario innato – compresi macrofagi, cellule dendritiche e l’induzione di cellule T regolatorie – ed è atta a mantenere l’omeostasi microbica e ad indurre meccanismi di difesa antimicrobica promuovendo un ambiente antinfiammatorio, e quindi a favore dall’[1]anergia
Ci si dovrebbe quindi domandare allora:
perché introdurre nell’organismo di un infante in crescita, direttamente nel sangue – bypassando quindi di fatto tutte le naturali barriere difensive – una qualsivoglia sostanza non bio-compatibile che oltretutto altera le naturali fasi dello sviluppo umano, come dovrebbe avvenire in maniera scientificamente dimostrata, ossia caratterizzata da anergia sino ai 7 anni d’età ? Ecco come viene annientato uno dei primi meccanismi difensivi/adattativi/conciliativi: l’anergia
[2] Smythies et al. Inflammation Anergy in Human Intestinal Macrophages Is Due to Smad-induced I B κ α
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[3]Andrew M. Platt & Allan McI. Mowat. Mucosal macrophages and the regulation of immune responses in the intestine | doi: 10.1016/j.imlet.2008.05.009
[4] PrabhuDas et al. Challenges in infant immunity: implications for responses to infection and vaccines | doi: 10.1038/ni0311-189
[7] Smythies et al. Human intestinal macrophages display profound inflammatory anergy despite avid phagocytic and bacteriocidal activity | doi: 10.1172/JCI200519229
[8] Smith et al. Intestinal macrophages lack CD14 and CD89 and consequently are down-regulated for LPS- and IgA-mediated activities. | doi: 10.4049/jimmunol.167.5.2651
[8a] Dupont et al. Antimicrobial peptides and the enteric mucus layer act in concert to protect the intestinal mucosa | doi: 10.1136/gutjnl-2014-307150
[8b] Million et al. New insights in gut microbiota and mucosal immunity of the small intestine | doi: 10.1016/j.humic.2018.01.004
[11] Elshar and Begun. The role of barrier function, autophagy, and cytokines in maintaining intestinal homeostasis | doi: 10.1016/j.semcdb.2016.08.018
Glossario
Cellule denditriche: sono cellule che appartengono al sistema immunitario con la funzione di presentare l’antigene ai linfociti B e T. Le cellule dendritiche nascono dalle cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo e sono le più importanti dell’insieme delle APC (Antigen presenting cell), insieme ai macrofagi e ai linfociti B. Il loro nome deriva dalla particolare forma ramificata che assumono. Prima della maturazione sono presenti nei tessuti non linfoidi, e in particolare dove è più comune incontrare antigeni (per es., la cute e le mucose)
L’incontro con l’antigene dà inizio alla maturazione delle cellule dendritiche, legata anche a segnali chimici molto precisi, e in particolare alla presenza delle molecole di mediatori dell’infiammazione. Dopo l’incontro, l’antigene viene internalizzato per fagocitosi e processato da parte della cellula; quest’ultima migra dal tessuto non linfoide verso gli organi linfatici secondari (linfonodi, milza), le proteine antigeniche ottenute con la degradazione del patogeno vengono quindi esposte al fine di presentare l’antigene ai linfociti T
Cellule linfoidi o linfociti : sono cellule presenti nel sangue che costituiscono tra il 20 e il 40% dei leucociti (secondo i dati delle formule leucocitarie riconosciute). Hanno la dimensione di 7-15 micrometri (piccoli linfociti fino a 8 micrometri e grandi linfociti da 9 in su), con un nucleo rotondeggiante, un citoplasma scarso che si riduce a un sottile anello e pochi granuli, al microscopio elettronico è possibile distinguere un nucleolo (contrariamente a quanto si pensasse precedentemente). Svolgono un ruolo molto importante nel sistema immunitario, essendo la struttura portante della nostra risposta immunitaria adattativa (ovvero specifica per un tipo di antigene)
I linfociti derivano dalla linea linfoide delle lt, cellule staminali multipotenti presenti nel midollo osseo e a seconda del luogo, all’interno dell’organismo, nel quale avviene la maturazione cellulare, si ottengono due linee linfocitarie ben distinte: i linfociti B (da Bursa, con riferimento alla ‘borsa di Fabrizio’ scoperta da Girolamo Fabrici d’Acquapendente negli uccelli e dove si sviluppano i linfociti B ) e i linfociti T (dalla ghiandola del timo). Il luogo di maturazione dei linfociti risulta appunto diverso a seconda delle caratteristiche che questi hanno: il linfocita T infatti matura pienamente nel timo, mentre i linfociti B e NK (Natural Killer, i nostri linfociti “ancestrali”) hanno piena maturazione nel midollo osseo, ovvero dove nascono
Chemochine: sono particolari citochine (➔citochina) importanti nella dinamica di processi infiammatori, sono prodotte da varie cellule quali i macrofagi, i linfociti, i monociti e le piastrine ed esplicano la loro azione su recettori di membrana in grado di legare diverse chemochine fra loro (una stessa molecola di chemochina può combinarsi con più recettori). Sono le proteine responsabili del richiamo delle cellule dell’immunità –fra cui i monociti ed i linfociti– che mediano la risposta immunitaria innata e anche quella acquisita. Sono una sottoclasse di citochine
Citochine: sono molecole di natura proteica, sintetizzate dalle cellule dell’immunità: ad es., i macrofagi sintetizzano le citochine subito dopo il riconoscimento del profilo estraneo e alla fagocitosi. Le citochine hanno il ruolo di mediare la c.d. infiammazione, attraverso il richiamo di altri tipi cellulari, ed in questo caso si definiscono chemochine. Un altro compito delle citochine è di carattere sistemico poiché agiscono sull’ipotalamo, modulando l’innalzamanto della temperatura corporea
Controllano inoltre l’infiammazione, la risposta immunitaria, la crescita e il differenziamento cellulare in quanto mediatori intercellulari
Interleuchine: sono proteine di piccole dimensioni, appartenenti alla famiglia delle citochine (➔citochina) , che vengono secrete dai leucociti durante la risposta immunitaria. Promuovono la differenziazione e la proliferazione di determinate popolazioni di linfociti
Macrofagi: sono cellule del sangue e dei tessuti connettivi, di dimensioni relativamente grandi, dotati di proprietà fagocitarie, grazie alle quali, con meccanismi enzimatici, fagocitano, digeriscono ed eliminano protozoi, cellule e loro detriti, tessuti o sostanze estranee all’organismo. Svolgono un ruolo essenziale in immunologia poiché in grado di presentare l’antigene
Monociti: si formano nel midollo osseo, passano nel sangue e raggiungeno i tessuti dove matura a macrofago. I monociti macrofagi sono cellule importanti per la difesa immunitaria
Omeòstasi: è la tendenza naturale al mantenimento di un relativo stato di equilibrio interno delle proprietà chimico-fisiche di un organismo. I meccanismi omeostatici agiscono a livello delle cellule, dei tessuti e degli organi e riguardano diversi parametri: la temperatura corporea, il pH del sangue, il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la concentrazione di glucosio nel sangue (o glicemia), e molti altri
Le patologie umane derivanti da adiuvanti vaccinali [1] (Human adjuvant disease o HAD) vengono inizialmente descritte nel secolo scorso come caratterizzate da manifestazioni cliniche e di laboratorio che includono patologie reumatiche di origine autoimmune(autoimmune rheumatic disease o ARD) come la sclerosi sistemica e dasilicone(Silicone & systemic sclerosis o Ssc), il lupus eritematoso sistemico (systemic lupus erythematosus o SLE), l’artrite reumatoide(rheumatoid arthritis o RA) e la sindrome di Sjögren fra le altre in associazione con l’iniezione di sostanze estranee (paraffina e fluido siliconico), ma le manifestazioni più frequenti sono sintomi aspecifici come:
– artralgie e mialgie,
– deterioramento cognitivo,
– malessere (e febbricola costante, priva di specifica causa)
Tutti i tipi di adiuvanti in grado[2] d’indurre una risposta immunitaria innata sono sospettati d’indurre determinate patologie autoimmuni; fra tali adiuvanti – oltre al composto denominato “adiuvante di Freund”, sia in forma completa che incompleta – [3] l’ossi-idrossido di alluminio pare svolgere un ruolo particolare nell’insorgenza della Sjögren’s syndrome. Per questa ragione [3a]il potenziale di tale adiuvante nell’insorgenza di patologie autoimmuni dovrebbe essere particolarmente monitorato in tutti gli individui nei quali ci potrebbe essere appunto la predisposizione all’insorgenza
La sindrome di Sjögren[4](tale definizione deriva dal nome del suo scopritore, Henrik Sjögren, oculista svedese che risiedeva e lavorava a Copenaghen e che la descrisse per la prima volta nel 1933) rappresenta una complessa patologia autoimmune cronica ad eziologia sconosciuta, cronica, [5] caratterizzata da infiltrazioni linfocitarie nelle ghiandole esocrine, diminuzione delle funzioni delle ghiandole secretorie salivali/lacrimali e dalla presenza di autoanticorpi circolanti. Può presentarsi come SjS primaria o secondaria, l’ultima delle quali avviene in concomitanza con una o più patologie autoimmuni quali le seguenti:
• artrite reumatoide,
• lupus eritematoso sistemico o LES,
• sclerodermia,
• cirrosi biliare primaria
[5]I progressi attuali nella prevenzione e trattamento terapeutici per la SjS sono ostacolati dalla mancanza di comprensione nella progressione fisiopatologica e clinica della malattia. [6] Attualmente è inesistente una cura specifica, anche poiché trattare tutti i sintomi della sindrome di Sjögren contemporaneamente è praticamente impossibile. Vi è tuttavia una speranza, rappresentata dalla recentissima [6a]scoperta dell’attivazione del percorso dell’interferone-1 (in inglese IFN-1), che svolge un ruolo importante nell’evoluzione della sindrome di Sjögren: molteplici terapie mirano a ridurre o addirittura inibire la produzione di IFN-1 che quindi potrebbe rappresentare un target per piani di trattamento futuri
In un [7]recente studio scientifico è stato rilevato che le cavie di laboratorio alle quali è stato inoculato l’adiuvante di Freund avevano solo anticorpi dimostrabili legati ad un peptide in particolare (fig. 1)
La proteina Ro273-289 è costituita come un peptide antigenico multiplo(multiple antigenic peptide o MAP) ed utilizzato in un test immunoenzimatico collegato: i sieri di vari ceppi prelevati dai topi immunizzati con un peptide monomero Ro273-289 – nel pannello superiore – e dai topi di controllo – nel pannello inferiore – sono stati studiati per il legame al peptide
(Le frecce si riferiscono al punto temporale dell’immunizzazione)
Nel succitato studio scientifico è stato dimostrato che tre dei cinque ceppi studiati hanno avuto una vigorosa risposta immunitaria alla profilassi alla quale erano stati sottoposti con il peptide corto da 60 kD Ro, mentre due ceppi no: gli autoaticorpi anti-SSA / Ro sono presenti a livelli significativamente alti in pazienti con malattie autoimmuni gravi e rappresentano un biomarker diagnostico standard per LES e sindrome di Sjögren[8].
I topi e le cavie immunizzati con brevi peptidi di 60 kDa Ro (SSA), noti per indurre diffusione di epitopi, sviluppano una risposta immunitaria alle particelle ribonucleoproteiche. Questi topi presentano infiltrazioni linfocitarie all’interno delle ghiandole salivari composte principalmente da cellule linfocitarie di tipo T CD4 + (45%), CD8 + (18%), CD19 + (35%) linfociti B in concomitanza con una significativa diminuzione della percentuale di flusso di saliva
La diffusione dell’epitopo è indicativa di minima tolleranza “Ro” e “La” nelle cellule linfocitarie di tipo B e nei compartimenti cellulari T [9-11]. Questo modello tuttavia necessita di profilassi vaccinale ripetuta con peptidi di tipo Ro emulsionati con adiuvante di Freund nel corso di diverse settimane senza che vi sia insorgenza delle patologie autoimmuni fino a 4 mesi dopo la profilassi effettuata, sollevando la questione di uno scenario eziologico completamente differente rispetto a quanto osservato nei pazienti affetti da LES e sindrome di Sjögren
Ciò implica che [2] l’adiuvante di Freund altera la risposta immunitaria sino a poter mascherare l’effettiva presenza degli autoanticorpi specifici della sindrome di Siögren, e cioè gli “Anti-Ro”[Sjögren’s syndrome antigen A (SSA)] [11] e gli “Anti-La” [Sjögren’s syndrome antigen B (SSB)]
Caratteristiche comuni nella sindrome di Sjögren che influenzano la qualità di vita di ogni individuo affetto sono la fatica e la ridotta capacità fisica. [12] È stato monitorato un gruppo di controllo ed in seguito si è potuto verificare che una maggiore attività sportiva –con effetti positivi anche sulle comorbidità, come la salute cardiovascolare– unita ad una migliorata capacità aerobica hanno portato ad una migliore gestione della fatica, avvertendola in maniera meno intensa, a differenza dei livelli di dolore, ansia e depressione che risultano invero senza modifiche
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Argomento trattato/approfondito anche dall’immunologo Dr. Prof. Giulio Tarro, ecco qui di seguito un estratto di un post del Dr. Flavio Bianchi:
“…Che cos’è una vaccinazione? In cosa consiste, brevemente, il suo meccanismo? Una stimolazione ripetuta ed intensa degli organi linfoidi
Cosa accade? Si introduce un antigene (proteina virale purificata), che provoca l’attivazione del sistemadel complemento, che consta in una ventina di proteine circolanti e di membrana, essenziali nel meccanismo di difesa umorale contro gli agenti infettivi
Questo comporta il reclutamento di varie cellule immunocompetenti, monociti, macrofagi, polinucleati, linfociti B e linfociti T
In seguito alla risposta immunitaria si formano anticorpi che si legano all’antigene relativo con formazione di immunocomplessi circolanti
Nasce già qui la prima domanda: dove vanno, dove si depositano?
Seconda domanda: si conosce la codifica genetica del sistema del complemento di quel bimbo?
Tutti dovrebbero sapere che le proteine del complemento C2 e C4 hanno a che fare con il Lupus, che la C3 con infezioni fatali, che la C5 e la C6 con la meningite e la C1 con l’edema angioneurotico
(Ovviamente è inesistente un qualsiasi screening di cautela)
Inoltre queste proteine purificate da sole sono scarsamente immunogeniche: vuol dire che da sole non bastano ad indurre una risposta immunitaria! Allora che si fa? Si “sporca” il vaccino
Quasi nessuno sa che al fine di avere una risposta immunitaria è necessario un espediente che si chiama Adiuvante di Freund: si mescola la proteina purificata con una emulsione di olio minerale e batteri della tubercolosi uccisi al calore, emulsionati con lanolina
Questo “preparato” induce una reazione di antigene e di anticorpi, e che produce alfa e gamma globuline del siero, tramite cui s’induce una enorme ossidazione dell’intero sistema che è la coordinata principale del terreno canceroso e leucemico
La soppressione di malattie acute aumenta esponenzialmente il rischio di malattie croniche in età adulte. ⚠Clienti per tutta la vita delle case farmaceutiche⚠
I nostri nonni di fronte a morbillo, scarlattina, parotite etc. dicevano: “Lascialo stare che sta crescendo” …
Ognuno di noi ha una carta d’identità biologica, un marchio di fabbrica unico immunologicamente, si chiama HLA: è un sistema di riconoscimento per la adattabilità evolutiva di una specie rispetto all’ambiente. Ovvero la possibilità di discriminare la soggettività di un individuo e di verificare la sua predisposizione a determinate malattie (conflitti) e la protezione rispetto ad altre. Ognuno di noi è immune a certe malattie e suscettibile rispetto ad altre. Per esempio coloro che hanno gruppo sanguigno AB codificato dall’HLA, sono immuni al Colera, ed è impossibile che possano ammalarsi di questa malattia, nemmeno per iniezione endovenosa!
L’OMS dice che la tolleranza massima al mercurio è di ➡0,1 mcg. per kg. di peso corporeo⬅
Il Thimerosal che è tiosalicilato di mercurio presente nei vaccini, varia da ⚠120 a 175 mcg.⚠ per ogni singola dose, ben ⚠⚠25 volte superiore al livello di sicurezza⚠⚠ (un bimbo pesa mediamente 5 kg)
Si deposita, per sempre, nelle ossa; ci sono reperti anatomopatologici a conferma. Inoltre è neurotossico e lo si trova nell’amigdala, nell’ippocampo e nel talamo
Nella corteccia si trova invece l’alluminio, presente nei vaccini 376 volte la dose considerata normale (causa encefalopatia). 10 giorni dopo l’inoculazione del vaccino (trivalente, esavalente) abbiamo una caduta della conta linfocitaria in tutti i bambini, una riduzione della capacità fagocitante dei neutrofili e iperproduzione di Ig E
Si forma nel sangue un aggregato di antigeni e proteine del complemento circolanti per tutta la vita. Montinari (genetista e primario, studioso dell’autismo, e presidente dell’associazione Universo Bambino) si batte da una vita perchè ha dimostrato con screening genetico l’alterazione genetica nell’ HLA di tutti i bimbi autistici. L’ HLA è la carta d’identità genetica personale
Inoltre i vaccini per “funzionare” devono essere sporcati tramite l’Adiuvante di Freund, che è una tubercolina lisata con formaldeide. Perché questo è importante? Perché un aggregato con tubercolina passa nel nucleo cellulare e viene riconosciuto dal “self” in quanto nel secondo cromosoma braccio corto abbiamo il codice della tubercolosi. Ma non basta l’avvelenamento, altrimenti, tutti i bimbi sarebbero autistici…
Durante la gravidanza, nella placenta è presente una condizione immunitaria di tipo 2 (il monossido di azoto non viene prodotto), vale a dire che le cellule T nella placenta producono in grande parte citochine del tipo 2.
Perché? Perché se in gravidanza si producessero prevalentemente citochine del tipo 1, avremmo la morte precoce del feto (per rigetto). I vaccini vivi, come l’MPR che genera reazioni acute del tipo 1, vengono catturati dalle cellule dendritiche, ma essendo il sistema tarato sul tipo 2 esso non è più in grado di reagire e i virus insediati all’interno delle cellule vengono congelati, soppressi temporaneamente. Il tipo 1 ci difende dai tumori, oltre che dai virus, e questo è l’inizio del percorso verso la predisposizione alle malattie autoimmuni e al cancro
Con una vaccinazione, soprattutto nei soggetti con gruppo sanguino 0 si ha una iperstimolazione delle cellule dendritiche e delle cellule T citotossiche causando notevoli danni all’organismo: in particolare, i vaccini vivi attenuati hanno la capacità di penetrare le cellule dendritiche e quindi stimolare le cellule T con eccessiva produzione del gas Monossido di Azoto che darà origine a fenomeni infiammatori, come per esempio la Meningite asettica
Inoltre, a causa della memoria immunitaria il sistema, nel corso della vita, di fronte a qualsiasi virus risponderà con una iperstimolazione delle cellule T e diventerà perciò la causa diretta di malattie autoimmuni. Le cellule dendritiche sono geneticamente espresse e sono decisive nel caso dei trapianti. Questo che si chiama MHC (maggior complesso di istocompatibilità) è diverso da persona a persona, tranne che nei gemelli identici. La reazione agli agenti esterni, siano esse tossine, organi trapiantati, vaccinazioni, sono quindi individuali: nessuno avrà la stessa reazione alle sostanze estranee
Per fare alcuni esempi di reazione in rapporto al gruppo sanguigno, il gruppo B ha una maggior reazione di tipo neurotossico, quindi maggior pericolo di danni neurologici soprattutto per la presenza di mercurio ed altri additivi… Il gruppo A è sensibile a livello gastrointestinale e quindi ai vaccini presi per via orale. Si è visto che il gruppo 0, quello più antico dei mangiatori di carne (Cromagnon), ha una forte reazione post vaccinale del tipo 1 (immunità cellulare)
Il gruppo A, quello dei contadini la cui alimentazione era più specializzata verso i cereali, ha una forte reazione di tipo 2, maggior numero di anticorpi e maggior rischio da malattie di tipo allergico. Della differenza dei gruppi non si parla mai, nemmeno quelli che sono contro le vaccinazioni. Perché è importante? Perché sembra che nelle persone con gruppo A l’incidenza dei tumori sia maggiore rispetto a quelli del gruppo 0 e quelle persone del gruppo 0 che ce l’hanno, per esempio al seno la prognosi è migliore rispetto alle persone con gruppo A. Il gruppo 0 sopporta anche meglio la chemioterapia
Per il gruppo AB stessa cosa che per il gruppo A, maggior incidenza di tumori e minor sopportazione della chemio. Cento anni fa solo il 10% della popolazione era affetta da tumori, oggi siamo al 35% ed entro il 2030 saremo al 50%
Stiamo violentando continuamente il nostro sistema immunitario!!
Non ci siamo accorti, ma oggi lo sappiamo, che con le vaccinazioni e gli antibiotici, abbiamo alterato la catena di respirazione mitocondriale, la sede della produzione dell’energia, con una commutazione permanente verso la forma di produzione fermentativa, senza cioè l’utilizzo di ossigeno. Questo non significa altro che una cellula tumorale diventa un parassita cellulare, perché ha bisogno di quantità enormi di glucosio. I geni dei mitocondri non possiedono meccanismi di riparazione, rispetto ai geni protetti all’interno del nucleo della cellula
Questi geni mitocondriali danneggiati, oppure mutati, sono trasmessi solo per via materna alle generazioni successive. Fra tre generazioni il numero dei geni danneggiati sarà superiore ai geni intatti. La risposta è una sola: “o cambiamo… o muoriamo”
Nota di redazione(a cura di Luana DiEmme): “…Inoltre, a causa della memoria immunitaria alterata dalla profilassi vaccinale, durante il corso della vita il sistema immunitario – di fronte a qualsiasi virus (e/o batterio patogeno e/o “disbiotico”) – risponderà con una iperstimolazione delle cellule T e diverrà perciò la causa diretta d’innesco di ➡patologie autoimmuni⬅…”
Per tutti quei vaccini la cui replicazione dell’agente infettante è impossibile in conseguenza dello stato dell’agente stesso (in quanto inattivato o attenuato), si rende necessario l’utilizzo di adiuvanti, senza i quali alcuna risposta immunitaria avrebbe luogo!!
Il Thimerosal è un composto organico (sali di mercurio) contenente il 49,55% di mercurio; nell’organismo viene metabolizzato, quindi scomposto in
• etil-mercurio
• tiosalicilato
Lo studio scientifico Thimerosal and Animal Brains: New Data for Assessing Human Ethylmercury Risk afferma quanto segue:
• However, total mercury progressively accumulated in the blood of methylmercury-exposed monkeys and remained detectable 28 days after the last dose;
• the proportion of inorganic mercury in the brain was much higher in the thimerosal group (21–86% of total mercury) compared to the methylmercury group (6–10%);
• other research are linking persistent inorganic mercury exposure with increased activation of microglia in the brain, an effect recently reported in children with autism
• Tuttavia, il mercurio totale progressivamente accumulatosi nel sangue delle scimmie esposte a metilmercurio rimane rilevabile 28 giorni dopo l’ultima dose;
• la percentuale di mercurio inorganico nel cervello resta molto più alto nel gruppo del Thimerosal (21-86% di mercurio totale) rispetto al gruppo di metilmercurio (6-10%)
• altre ricerche collegano l’esposizione persistente al mercurio inorganico con una maggiore attivazione della microglia nel cervello, un effetto recentemente riportato nei bambini con autismo
L’EPA (Ente per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti) ha stabilito per il mercurio la soglia massima di sicurezza per chilo corporeo pari a 0,1 microgrammi (mcg) al giorno in caso di assunzione cronica, come specificato nell’ultimo documento ufficiale aggiornato, in specifico nell’Appendix dello studio scientifico / relazione sull’impatto del mercurio dal titolo “Statewide Bass Advisory”
È visualizzabile nella tabella qui sotto inserita la quantità di Thimerosal tuttora impiegata negli attuali vaccini Evidenziato in colore blue vi è un esempio di vaccino e dei dati ad esso relativo quali il nome commerciale, l’azienda farmaceutica produttrice, la quantità in microgrammi di Thimerosal e del componente in mercurio, sempre in microgrammi per dose inoculata
«The purpose of this study was to independently assess childhood vaccines for the presence of Hg (mercury): 1 vaccine (Infanrix hexa) tested positive for Hg at 10 ppb. The result was confirmed and validated by retesting the original sample. Follow-up testing was conducted on three additional samples of Infanrix hexa (one from the same production lot and two from a different lot). All three tested positive for Hg (average of 9.7 ppb). Although the levels of Hg detected are substantially lower than any established exposure safety limits, the results of this study reveal that inaccuracies exist in public health messages, professional communications, and official documentation regarding Hg content in at least one childhood vaccine»
«Lo scopo di questo studio era di valutare in modo indipendente la presenza nei vaccini pediatrici di Hg (mercurio): 1 vaccino (Infanrix hexa) è risultato positivo con la presenza di Hg a 10 ppb. Il risultato è stato confermato e convalidato dal ripetere il test sul campione originale. Il test di controllo successivo è stato condotto su tre campioni supplementari di Infanrix hexa(uno dallo stesso lotto di produzione e due da un lotto differente): tutti e tre sono risultati positivi per la presenza di mercurio (con una media di 9,7 ppb). Anche se i livelli di mercurio rilevati sono sostanzialmente inferiori rispetto a qualsiasi limiti di sicurezza di esposizione stabiliti, i risultati di questo studio rivelano l’esistenza di inesattezze presenti nei messaggi pubblici inerenti a salute, comunicazioni professionali e documentazione ufficiale per quanto riguarda il contenuto di mercurio in almeno un vaccino pediatrico»
Nel 1997 un gruppo di ricercatori ha dimostrato che i vapori di mercurio inalati dagli animali provocano una lesione molecolare nel metabolismo delle proteine, simile ad una lesione osservata nell’80% dei malati di Alzheimer
Una recente serie di esperimenti effettuati da scienziati presso l’università di Calgary, Canada, Facoltà di Medicina, ha evidenziato in un video effettuato grazie a colture di tessuto cerebrale come gli ioni di mercurio alterano effettivamente la struttura della membrana cellulare durante lo sviluppo neuronale
Due principali proteine sono coinvolte nella crescita: l’actina, che è responsabile del movimento pulsante, e la tubulina che è un importante componente strutturale della membrana neuronale. Nel normale procedimento di crescita, le molecole di tubulina si legano fra loro al fine di formare microtubuli che circondano le neurofibrille, che sono altri componenti strutturali delle proteine che costituiscono l’assone
È importante sapere che i coni di crescita sono simili in tutte le specie animali, cioè dalle lumache all’uomo, con caratteristiche strutturali e comportamentali identici, in quanto utilizzano proteine con una composizione praticamente identica
Nell’esperimento si vedono nel video i neuroni isolati dal tessuto celebrale di una lumaca che sono stati lasciati in coltura per svariati giorni, dopodiché sono state aggiunte al terreno di coltura concentrazioni molto basse di mercurio per 20 minuti. Nei 30 minuti successivi la membrana ha subito una rapida degenerazione. A differenza di altri metalli pesanti quali cadmio, piombo, alluminio e manganese aggiunti nella medesima concentrazione, nulla ha prodotto lo stesso effetto: ciò accade poiché quando gli ioni di mercurio vengono introdotti nel terreno di coltura, si attaccano al sito del legame fra tubulina ed actina impedendolo di fatto e bloccando quindi la formazione di nuove neurofibrille
Di conseguenza, i microtubuli iniziano a disassemblarsi; in ultima analisi sia lo sviluppo del neurite che del cono di crescita collassano, lasciando le neurofibrille denudate
Nel seguente collage di due fotogrammi è possibile vedere, nell’immagine 16:56:43 nuove neurofibrille in formazione nel momento di aggiunta al terreno di coltura del mercurio, nell’immagine 16:04:18 le nuove neurofibrille hanno smesso di formarsi, e dopo un principio di disassemblamento si vedono le neurofibrille denudate
L’iperimmunizzazione consiste nell’induzione di un numero maggiore del normale di anticorpi contro un antigene specifico che avviene mediante somministrazioni ripetute di antigeni in quantità crescenti: questo crea uno stato d’immunità alterato, differente rispetto al normale, che può causare molte patologie diverse
La vaccinazione può produrre ipersensibilità ad antigeni microbici, e l’inoculazione di antigeni o vaccini nelle persone ipersensibili può suscitare reazioni locali e sistemiche acute di varia gravità: il modo intensivo col quale è stata effettuata l’immunizzazione nelle cavie ha dimostrato di produrre effetti avversi anche slatentizzati nel tempo
Un’ulteriore conferma la si trova nello studio scientifico “Studies of Hyperimmunization”, dove viene portato in rilievo il fatto che in sintesi si può affermare che l’immunizzazione prolungata dei conigli con antigeni batterici può portare allo sviluppo di due tipi di anticorpi autoreattivi che hanno come controparte fenomeni autoimmuni indubbi che innescano patologie del tessuto connettivo
L’immunizzazione ripetuta in un breve arco di tempo (solitamente senza una precedente verifica del titolo anticorpale effettivo) per raggiungere un elevato stato d’immunità si chiama iperimmunizzazione, mentre la risposta immunitaria agli antigeni innocui che portano a reazioni sintomatiche su riesposizione sono chiamati reazioni di ipersensibilità che possono causare patologie da ipersensibilità se si verificano ripetutamente. Questo stato di reattività accresciuta all’antigene è chiamato ipersensibilità
Una patologia autoimmune si verifica quando gli auto-antigeni innescano una specifica risposta immunitaria adattativa
La normale conseguenza d’una risposta immunitaria adattativa contro un antigene estraneo è l’eliminazione dell’antigene dall’organismo. Le cellule infettate dai virus, per esempio, vengono distrutte dalle cellule citotossiche T, mentre gli antigeni solubili vengono eliminati dalla formazione di complessi immunitari di anticorpi e antigeni captati dalle cellule del sistema dei fagociti mononucleari come i macrofagi
Quando si sviluppa una risposta immunitaria adattativa contro gli auto-antigeni, tuttavia, è generalmente impossibile che i meccanismi effettori immunitari possano eliminare completamente l’antigene, e così si verifica una risposta sostenuta: la conseguenza è che tale meccanismo immunitario causa delle lesioni infiammatorie croniche ai tessuti, che possono rivelarsi letali
I meccanismi di danno tissutale nelle patologie autoimmuni sono essenzialmente gli stessi che vengono riscontrati nelle patologie da ipersensibilità
I danni ai tessuti nelle patologie autoimmuni sono presenti poiché l’auto-antigene è un componente intrinseco dell’organismo stesso e, di conseguenza, i meccanismi effettori del sistema immunitario sono diretti ai tessuti stessi del corpo. Inoltre, poiché la risposta immunitaria adattativa è in grado di eliminare l’auto-antigene lesivo, la risposta immunitaria persiste, e vi è un apporto costante di nuovi auto-antigeni, che amplifica la risposta
“Nei 10.000 anni che separano l’inizio del Neolitico dall’inizio della nostra èra,
l’accrescimento demografico divenne consistente. Sempre considerando una popolazione iniziale di 6 milioni, si stimò per l’anno zero della nostra èra una popolazione mondiale di un quarto di miliardo, del quale circa 40 milioni nei territori dell’Impero Romano […]
L’inizio dell’èra industriale determinò un’accelerazione della crescita della popolazione mondiale che si triplicò tra il 1750 e il 1950 (da 771 a 2521 milioni)”
2 miliardi e 521 milioni di abitanti nel 1950
Repetita iuvant: in un secolo la popolazione è RADDOPPIATA senza l’utilizzo di alcuna campagna vaccinale di massa
Le vaccinazioni di massa sono state introdotte proprio dopo il 1950, quando oltretutto la maggior parte delle patologie era già in remissione spontanea
A che ciò rappresenti uno spunto, viene omessa volutamente la fonte delle immagini affinché sia il lettore stesso a reperire questi dati!! N.B.: le immagini di seguito riportate mostrano come l’introduzione delle pratiche vaccinali corrisponda a periodi in cui la mortalità per le malattie indicate si era già praticamente annullata (per motivi legati alle migliorate condizioni igienico-sanitarie) nonostante l’aumento della popolazione.
«Il mercurio è noto per essere una significativa sostanza neurotossica, sia che venga inalato oppure, se presente nei cibi, è un contaminante alimentare!!
Negli ultimi 15 anni i laboratori di ricerca medica hanno stabilito che le otturazioni dentali in amalgama rappresentano un significativo apporto al carico di mercurio per l’organismo.
Nel 1997 un gruppo di ricercatori ha dimostrato che i vapori di mercurio inalati dagli animali provocano una lesione molecolare nel metabolismo delle proteine, simile ad una lesione osservata nell’80% dei malati di Alzheimer
Una recente serie di esperimenti effettuati da scienziati presso l’università di Calgary, Canada, Facoltà di Medicina, ha evidenziato in un video effettuato grazie a colture di tessuti come gli ioni di mercurio alterano effettivamente la struttura della membrana cellulare durante lo sviluppo neuronale.
Per comprendere meglio come il mercurio impatti sul cervello, è necessario innanzitutto illustrare come appaiono i neuroni nel cervello e come crescono: nell’animazione si vedono tre neuroni in una coltura di tessuti, ciascuno col proprio corpo centrale e numerosi processi neuritici, al cui singolo termine vi sono coni di crescita, proteine strutturali che si assemblano per formare la membrana cellulare
Due principali proteine sono coinvolte nella crescita: l’actina, che è responsabile del movimento pulsante, e la tubulina che è un importante componente strutturale della membrana neuronale. Nel normale procedimento di crescita, le molecole di tubulina si legano fra loro al fine di formare microtubuli che circondano le neurofibrille, che sono altri componenti strutturali delle proteine componenti un assone
È importante sapere che i coni di crescita sono simili in tutte le specie animali, cioè dalle lumache all’uomo, con caratteristiche strutturali e comportamentali identici, utilizzando le proteine in una composizione praticamente identica
Nell’esperimento si vedono nel video i neuroni isolati dal tessuto celebrale di una lumaca che sono stati lasciati in coltura per svariati giorni, dopodiché sono state aggiunte al terreno di coltura concentrazioni molto basse di mercurio per 20 minuti. Nei 30 minuti successivi la membrana ha subito una rapida degenerazione. A differenza di altri metalli pesanti quali cadmio, piombo, alluminio e manganese aggiunti nella medesima concentrazione, nulla ha prodotto lo stesso effetto
Per comprendere come il mercurio provochi questa degenerazione, bisogna tornare al concetto espresso precedentemente: durante il normale procedimento di crescita, le molecole di tubulina si legano fra loro per formare microtubuli che supportano la corretta struttura
Quando gli ioni di mercurio vengono introdotti nel terreno di coltura, si attaccano al sito di tale legame impedendolo di fatto
Di conseguenza, i microtubuli iniziano a disassemblarsi; in ultima analisi sia lo sviluppo del neurite che del cono di crescita collassano, lasciando le neurofibrille denudate»
“Si è ormai compreso che il danno ai mitocondri gioca un ruolo di rilievo in una vasta gamma di disturbi apparentemente non correlati come la schizofrenia, il diabete, il morbo di Parkinson, la sindrome da stanchezza cronica e la steatoepatite non alcolica. Recentemente si è evinto che il danno mitocondriale iatrogeno (causato da numerosi trattamenti medici fra i quali le vaccinazioni) spiega molte reazioni avverse ai farmaci”
“Tutte le classi di farmaci di tipo psicotropo – quali i medicinali come le statine, gli analgesici come il paracetamolo e molti altri – sono documentati per il fatto di danneggiare i mitocondri”
John Neustadt, MD e Steven Pieczenik, MD
(*) Diversi anni fa il Dr. Gary G. Kohls – autore della versione inglese di questo articolo – ha partecipato ad una conferenza sponsorizzata dalla “United Mitochondrial Disease Foundation (UMDF)”, in italiano “Fondazione unita per le patologie mitocondriali”, un’organizzazione di raccolta fondi che sembra esser il risultato dell’unione di gruppo di pazienti patrocinatori e di ricercatori di patologie mitocondriali
Il convegno era incentrato interamente sulle forme rare congenite / ereditarie delle malattie mitocondriali che vengono diagnosticate per la prima volta nell’infanzia e che comprendono circa il 10 – 15% dei casi di noti disturbi mitocondriali. Nulla è stato divulgato dai relatori del convegno a proposito del fatto che l’85-90% delle forme acquisite delle malattie mitocondriali potrebbe essere evitabile se la conoscenza delle cause principali venisse trasmessa a medici e pazienti
Durante la fase dibattimentale di domande e risposte, un ricercatore mitocondriale tra il pubblico si alzò e parlò di un suo collega che aveva scritto un documento accademico identificante 72 farmaci comunemente prescritti che sono come veleno a livello mitocondriale, menzionando come esempi i farmaci Lipitor e Zoloft di Pfizer, ed asserendo che tale suo collega non fu in grado di ottenere la pubblicazione del suo studio (nonostante manchino prove effettive che sia neppure stato mai pubblicato). In assenza di commenti imminenti da parte degli esperti di UMDF che coordinavano la conferenza, la discussione tornò a vertere sulle rare forme ereditarie della malattia
Essendo il Dr. Gary G. Kohls naturalmente sospettoso dei possibili Conflicts of Interest (COIs) fra gli “esperti facenti parte di “United Mitochondrial Disease Foundation (UMDF)” e gli enti finanziatori, ha parlato con il ricercatore che aveva sollevato la questione, ovviamente sgradita. Il ricercatore ha fornito il proprio indirizzo e-mail, ma i vari tentativi di contattarlo sono stati vani, scoprendo poi che lo stesso ricercatore aveva ricevuto in passato sovvenzioni per la ricerca dalla casa farmaceutica Pfizer
Da quell’episodio sospetto il Dr. Kohls ha mantenuto un interesse per le patologie mitocondriali, e da allora ha scoperto molti articoli della letteratura scientifica che si sono occupati di patologie mitocondriali indotte da medicinali e/o vaccini, nessuno dei quali viene mai pubblicato nelle riviste mediche tradizionali, almeno quelle i cui proventi di pubblicità hanno origine dalle aziende farmaceutiche
È interessante notare che UMDF ha adottato una conveniente politica sulla privacy che impedisce di rivelare chi siano i loro finanziatori, anche se cinque società farmaceutiche o di test genetici (Reata, Transgenomic, Courtagen, Raptor e Stealth BioTherapeutics) avevano il loro logo affisso sul volantino del convegno, nonostante nessuna discussione sui disturbi mitocondriali acquisiti o iatrogena sia rinvenibile sui loro siti web
È stato possibile trovare un unico approfondimento (sul sito web di www.mitoaction.org) sui disturbi mitocondriali non-ereditari, dove si poteva leggere che “i medicinali o altre sostanze tossiche possono scatenare patologie mitocondriali”
Nota: non sono stati forniti elaborazioni o link a ulteriori informazioni
Quindi la responsabilità di avvisare terze parti riguarda la moltitudine delle comuni malattie iatrogene (causate dai medicinali) che possono essere appunto causate dai farmaci comunemente prescritti e/o dai componenti dei vaccini comunemente inoculati che stanno rendendo di fatto gli statunitensi un popolo altamente dipendente dai medicinali, malnutrito, che vive in un ambiente inquinato e anche iper-vaccinato. Gli americani, siano essi neonati, bambini, adolescenti e adulti sono fra coloro più gravemente e più cronicamente malati nel mondo sviluppato
Sono stati estratti alcuni esempi da una moltitudine di articoli di riviste mediche revisionate (in peer-review) che hanno cercato di condividere i medici (ed i nostri pazienti più consapevoli), poiché ci sono molti disturbi comuni prevenibili di cui il governo o le autorità stabilite vogliono far credere siano causate dallo stesso paziente-vittima (utilizzando il concetto del “vergognati”) o in quanto semplicemente ereditati dai nostri genitori-colpevoli (e quindi né prevenibili né curabili)
Molti di questi disturbi (si veda la lista sottostante) sono in realtà causate da farmaci da prescrizione, vaccini e/o altri prodotti chimici tossici che stanno avvelenando i mitocondri nei seguenti organi: • cervello, • nervi, • muscoli
e molti altri. Così si viene afflitti da patologie prevenibili, iatrogene. Entrambe le realtà sono argomenti tabù nella realtà attuale data dal controllo mentale esercitato dai potenti, da multinazionali americane motivate dal profitto quali BigPharma, BigChemical, BigMedicine, BigMedia, Bigfood e BigAgribusiness. Queste preferiscono la nostra ignoranza, e ognuna di esse spende quantità illimitate di denaro per assicurarsi ciò…
L’avidità di queste industrie per possedere una maggiore quota di mercato, giungere ad un maggiore prezzo delle loro azioni societarie, per ottenere maggiori profitti a scapito dei salari, arrivando ad abbassarli quanto più possibile col fine di accumulare quanta più ricchezza non conosce limiti, ed i loro prodotti di debilitazione del cervello rendono i loro obiettivi sempre più facili da raggiungere
Studi scientici estratti da riviste mediche in peer-review
1)Il primo è inerente agli adiuvanti (tossici) come l’alluminio che sono stati aggiunti a quasi tutti i vaccini infantili e per adulti negli ultimi 70 anni: è inesistente una qualsiasi dose sicura di alluminio o mercurio, oltre ad esser privi di valore nutrizionale. L'[Al]luminio è scarsamente assorbito quando ingerito [assorbimento 0,5%], ma viene assorbito al 100% nel flusso sanguigno quando iniettato
Il programma vaccinale previsto per legge e fatto effettuare dai CDC/AAP (American Academy of Pediatrics) garantisce che un totale di quasi 5.000 microgrammi di alluminio tossico per i mitocondri verrà iniettato nel bambino americano medio dal momento che lui o lei raggiunge i 18 mesi d’età (periodo di vita, fra l’altro, in cui molti dei presunti disturbi mitocondriali “ereditari” si manifestano)!
“Aluminum-induced Defective Mitochondrial Metabolism Perturbs Cytoskeletal Dynamics in Human Astrocytoma Cells”
Autori: J. Lemire, R. Mailloux, S. Puiseux-Dao e V. D. Appanna
Pubblicato su Journal of Neuroscience Research 87:1474–1483 (2009)
Consultabile al seguente link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jnr.21965/abstract
Abstract Sebbene l'[Al]luminio, nota tossina ambientale, sia stato implicato in molteplici disturbi neurologici, il relativo meccanismo molecolare responsabile è ancora in parte poco chiaro. In questa relazione è stata dimostrata la sua capacità d’innescare la disfunzione mitocondriale e di render inefficace la produzione di adenosina trifosfato (ATP), colpendo gravemente le dinamiche del citoscheletro. Considerando che le cellule di controllo hanno strutture ben definite, le cellule di astrocitoma esposte ad Al appaiono come strutture globulari. Creatina chinasi (CK) e profilin-2, due modulatori critici per la morfologia cellulare, diminuiscono notevolmente negli astrocitoma trattati con Al. Antiossidanti come a-chetoglutarato e N-acetilcisteina (NAC) mitigano la presenza degli astrocitoma esposti a tossicità dell'[Al]luminio. L’insieme di questi dati rivela un legame intricato fra metabolismo di adenosina trifosfato (ATP) / disfunzione astrocitaria e fornisce approfondimenti molecolari nella patogenesi di patologie neurologiche indotte dall'[Al]luminio
2)Il secondo è inerente a come il mercurio avveleni i mitocondri presenti nel cervello umano, nei nervi, nei muscoli e nelle cellule dell’intero organismo. Negli ultimi 20 anni è stato pubblicato almeno un centinaio di articoli di riviste mediche revisionate (in peer-review) il cui approfondimento verteva sulla neurotossicità del mercurio, il secondo metallo noto più tossico per l’uomo, secondo solo al plutonio che è il primo
Il mercurio, chiamato Thimerosal nel modulo della compagnia “Eli Lilly & Co”, presente nelle vaccinazioni pediatriche e per gli adulti per diverse generazioni è stato recentemente eliminato, ma solo da un certo numero -quindi non da tutti- di tali vaccini quando la AAP ha richiesto ai relativi produttori di eliminarlo da tutti quanti i vaccini, perché molti pediatri interessati erano convinti che il rapido aumento dell’epidemia di autismo viene almeno in parte causato dalla somministrazione in sempre maggior aumento dei vaccini, ed erano appunto nel giusto! Ma l’alluminio neurotossico, spesso inoculato tramite più vaccinazioni in contemporanea, è rimasto nel calendario vaccinale facoltativo, e l’epidemia di patologie autoimmuni croniche fra i bambini vaccinati anche con vaccini facoltativi continua
Tuttavia, le aziende farmaceutiche, i CDC e l’AAP continuano a raccomandare la somministrazione ogni anno del vaccino antinfluenzale (contenente alluminio e mercurio) per neonati prematuri, per neonati con cervello sottosviluppato, per bambini con sistema immunitario vulnerabile come i neonati dai 6 mesi di età e per le loro madri in gravidanza! Che cosa potrebbe andare storto? C’è da chiedersi: chi sono i benefattori e chi sono le vittime?
“Thimerosal-Derived Ethylmercury Is a Mitochondrial Toxin in Human Astrocytes”
Autori: M. A. Sharpe, A. D. Livingston e D. S. Baskin
Pubblicato in data 28/06/2012 su Journal of Toxicology
Consultabile al seguente link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3395253/
Abstract Il Thimerosal genera etilmercurio in soluzione acquosa ed è ampiamente usato come (battericida) conservante. È stata studiata la tossicologia del Thimerosal nei normali astrociti umani, con particolare attenzione alla funzione mitocondriale ed alla produzione di ossidanti specifici. È stato rilevato che l’etilmercurio oltre ad inibire la respirazione mitocondriale che porta ad una diminuzione del potenziale stato della membrana, in concomitanza aumenta la formazione di superossido, perossido di idrogeno e dei radicali liberi che vanno a generarsi quali Fenton/Haber-Weiss, ossidanti che incrementano i livelli di aldeide/chetoni nelle cellule. Inoltre è stato rilevato un aumento di cinque volte dei livelli di ossidanti danneggiati nel DNA mitocondriale e nei livelli di tacche di mtDNA e nelle interruzioni della fine di frammenti di DNA risultante dalla rottura delle molecole di DNA. Mitocondri altamente danneggiati sono caratterizzati dall’avere potenziali di membrana molto bassi, maggiore produzione di superossido/perossido di idrogeno e mtDNA e proteine profondamente danneggiate. Questi mitocondri sembrano aver subito una transizione di permeabilità, dato supportato dall’aumento di cinque volte dei livelli dell’attività della proteina Caspase-3 osservato dopo il trattamento col Thimerosal
Introduzione
Il Thimerosal è un conservante ampiamente usato in prodotti medici, fra cui vaccini, preparazioni di immunoglobuline, test cutanei per antigeni, antisiero per morsi di serpenti, prodotti oftalmici e nasali ed inchiostro per tatuaggio, ed è composto da 49,6 per cento di peso da etilmercurio. Il Thimerosal espone a molti dei suoi potenziali effetti tossici, soprattutto feti in utero e neonati, come si evince dai risultati d’una serie di esperimenti che utilizzano colture di astrociti umani normali (NHA) esposti a Thimerosal per studiarne l’effetto sui mitocondri degli astrociti
Stress ossidativo e cervello
Il cervello utilizza il 20% di ossigeno consumato dal corpo, ma costituisce solo il 2% della massa del corpo
3)Il terzo ed ultimo è costituito dalla summa di studi scientifici revisionati (in peer review) inerenti ai pazienti che subiscono danni mitocondriali ed il ruolo di farmaci / prodotti chimici / pesticidi / metalli /componenti dei vaccini ed altri veleni mitocondriali che mettono ogni cellula del nostro corpo ad aumentato rischio di danni permanenti. Il titolo di tale meta-revisione è “Medication-induced Mitochondrial Damage and Disease”, ed è alquanto allarmante che nessun sito web per la difesa dei pazienti con danni mitocondriali sia stato in grado di trovare il link a questo o ad uno dei molteplici articoli che trattano disturbi mitocondriali acquisiti o iatrogeni. (Vai a capir!)
“Medication-induced Mitochondrial Damage and Disease”
Autori: John Neustadt e Steve R. Pieczeni
Pubblicato su Molecular Nutrition and Food Research. 2008, 52, pp 780 – 788
Versione estesa dello studio scientifico consultabile al seguente link: http://psychrights.org/research/Digest/NLPs/DrugsCauseMitochondrialDamage.PDF Abstract Dal momento che la prima disfunzione mitocondriale venne descritta nel 1960, il ruolo centrale dei mitocondri e l’importanza per la salute (o per la malattia) è ampiamente documentato. È ormai evidente che i danni mitocondriali abbiano un ruolo cruciale nella patogenesi di una vasta gamma di disturbi apparentemente non correlati come schizofrenia, malattia bipolare, demenza, morbo di Alzheimer, epilessia, emicrania, ictus, dolori neuropatici, morbo di Parkinson, atassia, attacchi ischemici transitori, cardiomiopatia, malattie coronariche, sindrome da affaticamento cronico, fibromialgia, retinite pigmentosa, diabete, epatite C e cirrosi biliare primaria Recentemente è divenuto noto che il danno mitocondriale iatrogeno spiega molte reazioni avverse da farmaci. È stato documentato che tutti i tipi di psicofarmaci danneggiano i mitocondri, come anche le statine, gli analgesici come il paracetamolo, e molti altri Mentre le terapie nutrizionali mirate con antiossidanti o loro precursori (ad esempio, la N-acetilcisteina o [NAC]) promettono di migliorare la funzione mitocondriale, ci sono grandi lacune nelle nostre conoscenze. L’approccio più razionale è quello di comprendere i meccanismi di fondo dei danni mitocondriali al fine di ottenere farmaci specifici, e tentar di contrastare gli effetti deleteri con terapie nutrizionali Questo articolo esamina la comprensione medica di base di come i mitocondri funzionino e di come i farmaci danneggino i mitocondri creando effetti negativi a volte fatali
Introduction
I mitocondri sono le centrali elettriche delle nostre cellule, responsabili per la generazione di energia […] i mitocondri sono l’unica altra struttura subcellulare escluso il nucleo per contenere il DNA. Tuttavia, a differenza del DNA nucleare (nDNA) che è protetto dagli istoni, il DNA mitocondriale (mtDNA) non lo è: gli istoni avvolgono il DNA nucleare (nDNA) e proteggono il DNA fisicamente dai radicali liberi dannosi, riparandone inoltre eventuali interruzioni. Poiché al DNA mitocondriale (mtDNA) manca la protezione strutturale degli istoni e dei loro meccanismi di riparazione, esso è molto sensibili ai danni
Struttura mitocondriale e sue funzioni
Il fabbisogno energetico cellulare controlla il numero di mitocondri per ogni cellula: una sola cellula somatica può contenere da 200 a 2000 mitocondri, mentre le cellule germinali umane come gli spermatozoi contengono un numero fisso di 16 mitocondri e gli ovociti fino a 100.000. Il maggior numero di mitocondri si trova nelle cellule metabolicamente più attivi, come ad esempio nello scheletro, nel muscolo cardiaco, nel fegato e nel cervello. I mitocondri sono presenti in ogni cellula umana, tranne che negli eritrociti maturi (globuli rossi)
Condizioni acquisite con implicata disfunzione mitocondriale(a partire dal 2007)
• Cancro inclusa epatocarcinogenesi associata al virus dell’epatite C
• Diabete di tipo I e II
• Disturbi di ansia
• Disturbo bipolare
• Fatica, inclusa la Sindrome da fatica cronica, Fibromialgia e dolori miofasciali
• Intollerranza all’esercizio fisico
• Invecchiamento e senescenza
• Malattia di Huntington (o corea di Huntington)
• Malattie cardiovascolari, inclusa aterosclerosi
• Morbo di Alzheimer
• Morbo di Parkinson
• Sarcopenia (tipica della terza età, caratterizzata da perdita progressiva di massa muscolare/forza)
• Schizzofrenia
• Steatoepatite non alcolica (NASH – fase avanzata d’infiltrazione lipidica nel fegato) Farmaci documentati d’indurre un danno mitocondriale (a partire dal 2007)
http://psychrights.org/research/Digest/NLPs/DrugsCauseMitochondrialDamage.PDF
• Anestetici – Es: Lidocaine, Propofol (anche anestetici generali come Alotano, Isoflurane e Sevoflurane)
• Antiaritmici (regolatori del battiro cardiaco) – Es: Amiodarone (anche beta bloccanti)
• Antibiotici – Es: Tetraciclina
• Antidepressivi – Es: Amitriptilina, Citalopram (Celexa), Fluoxetina (Prozac, Symbyax, Sarafem)
• Antipsicotici – Es: Clorpromazina, Flufenazina, Aloperidolo, Risperidone ed altri
• Barbiturici – Es: Amobarbital, Fenobarbital, Pentobarbital, Propofol e Secobarbital
• Componenti dei vaccini quali il Thimerosal o metilmercurio, l’alluminio ed il glicoletilene
• Farmaci analgesici ed antinfiammatori – Es: Aspirina, Paracetamolo, Indometacina, Naproxene
• Farmaci anticolesterolo – Es: tutte le statine (Atorvastatina, Fluvastatin, lovastatina ed altre)
• Farmaci antiepilettici – Ex: Depakin (sodio valproato), Depakote (sodio divalproato)
• Farmaci antiHIV/AIDS – Es: AZT, Zidovudine
• Farmaci chemioterapici anticancro – Es: Mitomicina C, Profiromicina, Adriamicina
• Farmaci ipoglicemizzanti orali – Es: Metformina, Glucophage, Troglitazone, Rosiglitazone
• Farmaci per angina – Es: Amiodarone
• Farmaci per il Morbo di Alzheimer – Ex: Tacrine (Cognex), Galantamina (Exelon)
• Farmaci per il Morbo di Parkinson
• Farmaci per l’alcolismo – Es: Antabuse (o disulfiram)
• Farmaci per l’ansia – Es: tutte le Benzodiazepine (incluse Alprazolam (Xanax) e Diazepam (valium))
• Stabilizzatori dell’umore – Ex: Litio
Meccanismi di danno mitocondriale indotto
I danni mitocondriali sono causati principalmente da speci reattive dell’ossigeno (ROS) generate dai mitocondri stessi. Come preoccupazione medica, l’iperglicemia induce le cellule endoteliali ad iperprodurre superossido mitocondriale, che è un importante mediatore delle complicazioni diabetiche come le malattie cardiovascolari. La produzione di superossido endoteliale contribuisce ad aterosclerosi, ipertensione, insufficienza cardiaca, l’invecchiamento, la sepsi, danno da ischemia-riperfusione e ipercolesterolemia. I mediatori infiammatori come i fattori di necrosi tumorale alfa (TNF-a) sono stati associati in vitro con la disfunzione mitocondriale ed aumentano la produzione di ROS
Vitamine, minerali e altri metaboliti agiscono come cofattori necessari per la sintesi e la funzione degli enzimi mitocondriali e di altri composti che supportano la funzione mitocondriale, e le diete carenti di micronutrienti possono accelerare il decadimento mitocondriale e contribuire alla neurodegenerazione: gli enzimi per sintetizzar l’emoglobina richiedono quantità adeguate di piridossina, ferro, rame, zinco e riboflavina. Una carenza nel ciclo TCA o ETC può portare ad un aumento della produzione di radicali liberi e danni al mtDNA: il ferro basso diminuisce l’attività mitocondriale, provocando una perdita del complesso IV ed un aumento dello stress ossidativo
Danni mitocondriali indotti da farmaci Le disfunzioni mitocondriali son sempre più implicate nell’eziologia di tossicità indotta da farmaci, ma i test di tossicità mitocondriale non sono ancora richiesti dalla FDA negli Stati Uniti per l’approvazione di un medicinale. I mitocondri possono essere danneggiati sia direttamente che indirettamente dai farmaci
Conclusioni
Dal momento che la prima disfunzione mitocondriale venne descritta nel 1960, il ruolo centrale dei mitocondri e l’importanza per la salute (o per la malattia) è ampiamente documentato. È ormai evidente che i danni mitocondriali abbiano un ruolo cruciale per la patogenesi di una vasta gamma di disturbi apparentemente non correlati come la schizofrenia, il diabete di tipo I e II, il morbo di Parkinson, la sindrome da stanchezza cronica e la steatoepatite non alcolica (fase avanzata di infiltrazione grassa del fegato)
Recentemente è divenuto noto che il danno mitocondriale iatrogeno spiega molte reazioni avverse da farmaci: i test di tossicità mitocondriale, come parte del processo di pre-approvazione dei farmaci possono aiutare a proteggere i pazienti attraverso l’identificazione dei farmaci più tossici prima che essi vengano autorizzati ad essere immessi nel mercato. Attraverso la comprensione dei meccanismi del danno mitocondriale indotto da farmaci, sarà possibile sviluppare strategie nutrizionali per diminuirne gli effetti potenzialmente tossici. Mentre le terapie nutrizionali mirate con antiossidanti o loro precursori (ad esempio, la N-acetilcisteina o [NAC]) promettono di migliorare la funzione mitocondriale, ci sono grandi lacune nelle nostre conoscenze. L’approccio più razionale è quello di comprendere i meccanismi di fondo dei danni mitocondriali al fine di ottenere farmaci specifici, e tentar di contrastare gli effetti deleteri con terapie nutrizionali. Mancano invero studi casuali e mirati a tal proposito, che si spera saranno ideati e condotti nei prossimi anni in modo che i medici possano avere una più chiara comprensione di come curare e proteggere al meglio i loro pazienti
Il Dr Kohls è un medico in pensione che praticava medicina olistica per la salute mentale durante l’ultimo decennio della sua carriera. Virtualmente tutti i suoi pazienti mostravano sindromi iatrogene come quelle menzionate nel suddetto articolo. Col senno di poi, i pazienti stavano effettivamente manifestando patologie mitocondriali iatrogene. La sua pratica è consistita principalmente nell’aiutare i suoi pazienti, attraverso la terapia di nutrienti mirati per il cervello, psicoterapia psico-educativo e la graduale riduzione o eliminazione dei farmaci psicotropi che li stavano nauseando. Attualmente scrive una rubrica settimanale per il Reader Weekly, un settimanale alternativo pubblicato a Duluth, Minnesota, Stati Uniti d’America, e molti dei suoi articoli vengono archiviati al seguente indirizzo web: http://duluthreader.com/articles/categories/200_Duty_to_Warn
(*) Versione adattata *** con informazioni/approfondimenti aggiunti *** alla lingua italiana dell’articolo (che ha funto da base) “Mitochondrial Collateral Damage Thanks to Big Pharma”