Dagli anni ’80 è stata introdotta una nuova generazione di vaccini singoli e obbligatori, comprendenti l’epatiteB, l’Hib, lo pneumococco, la varicella, il rotavirus e l’influenza, oltre a delle nuove strategie di marketing che meritano uno sguardo più attento.
Il vaccino per l’epatite B è un vaccino ricombinante, ciò significa che il suo DNA è stato geneticamente modificato rispetto a quello del virus da cui è derivato: insomma, un modo di dire dei produttori per sottolineare che non è più“vivo” e quindi non in grado di infettare alcuno. Finora, nessuno li ha contraddetti perché tecnicamente i virus sono “vivi” solo quando infettano le cellule di un ospite vivente.
Tuttavia, la “versione”OGM di questi virus potrebbe ancora possedere le caratteristiche di un virus, in quanto nessuno può dire con certezza quali malattie potrebbero essere originate da essa e, a maggior ragione, se queste possano assomigliare all’epatite B o meno.
Sostenere quindi che gli antigeni reingegnerizzati non siano “vivi” o “infettivi” è soltanto un’illusione. Il virus reingegnerizzato, inoltre, perde la sua piena antigenicità, il che obbliga all’aggiunta di sali di alluminio, formaldeide e proteine dei lieviti. (“Ingredients: Recombivax (Recombinant Hep B Vaccine, Merck)” 2011, vaccines.procon.org”)
I vaccini HPB – ancora oggi – rappresentano la premessa per gli studi di sicurezza per vaccini analoghi. Questi studi rinnegano la maggior parte delle reazioni/malattie autoimmuni(di fatto escludendole)per il semplice fatto che il momento in cui si manifestano spesso richiede settimane, mesi, anni.La“finestra temporale”entro cui esse si dovrebbero manifestare è pertanto ristretta(ore o qualche giorno)ed arbitrariamente determinata. Ciò ha portato le agenzie regolatrici a definire“sicuro”un vaccino che tale non è, nonostante esista un consistente corpus di articoli e di“case report”che lo associano a SIDS, autismo, sindrome di Guillain Barre, un’estesa gamma di danni cerebrali e neurologici – strettamente legati ai vaccini contenenti adiuvanti alluminio – oltreché ad un numero, vertiginosamente in crescita, di numerose patologie autoimmuni.
Una parte importante della morbilità dianzi citata è legata alla “politica” della somministrazione precoce. Nel 1991 il vaccino per l’epatite B venne reso obbligatorio, complice(e pretesto giustificatorio)il fatto che l’epatite B, C, l’AIDS ed altre malattie infettive si stavano diffondendo rapidamente attraverso le trasfusioni di sangue infetto.
La strategia adottata di vaccinare alla nascita per l’HPB “avrebbe dovuto” prevenire l’epatite B in tutti quei soggetti che, una volta diventati tossicodipendenti, avrebbero così avuto meno probabilità di contrarre il virus e avrebbero potuto così contribuire con le donazioni di sangue presumibilmente non infetto.
In non pochi congressi dedicati ai medici pediatri svoltisi in diverse parti del mondo emersero dubbi sulla necessità di somministrare precocissimamente un vaccino (quello per l’epatite B) i cui effetti avrebbero dovuto prevenire una malattia solo 25 – 30 anni dopo. Altri manifestarono(giustamente)il dubbio sull’eccessivo carico vaccinale nel primo anno di vita dei bambini (Pevsner, G., Letter, American Family Physician, January 1994, p. 47.). Non di meno, altri si chiedevano come mai esistessero delle contraddizioni sull’effettiva durata della“copertura”vaccinale(le documentazioni informative per i genitori su questo vaccino riportavano la copertura come a “vita”)e fossero necessarie – secondo altri articoli pubblicati – iniezioni successive di richiamo per mantenere alti i livelli di anticorpi. (Family Practice News, August 1, 1992, p. 23.)
Dopo circa cinque anni (inizio della seconda metà degli anni novanta) dall’avvento di questo vaccino – reso ormai obbligatorio – iniziarono a manifestarsi dei quadri clinici molto diversificati di patologie autoimmuni come mai si erano verificati in precedenza e la loro concomitanza con l’inizio dell’impiego nei vaccini di sali di alluminio, proteine antigeniche OGM non è da considerarsi una mera coincidenza.